L’UNICEF denuncia la drammatica situazione dei bambini siriani
Sono sempre più drammatiche le notizie che provengono dalla Siria: l’ultima riferisce che sono stati almeno centosessanta i bambini morti in attacchi compiuti contro scuole nel corso del 2014. La denuncia è stata fatta dall’Unicef, che informa anche che oltre un milione e mezzo di giovani non riceve più un’istruzione.
Nell’anno appena trascorso — ha spiegato in una nota il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia — ci sono stati almeno sessantotto attacchi contro edifici scolastici in Siria, che hanno ucciso non meno di centosessanta bambini e ne hanno feriti altri 343. Alcune scuole sono finite sotto il fuoco incrociato delle forze del regime e dei ribelli. Altre sono invece state prese deliberatamente di mira. «Gli attacchi alle scuole, agli insegnanti, agli studenti — si legge nella nota — sono un altro orribile modo per ricordare l’enorme prezzo che i bambini siriani pagano in questa crisi, che si avvicina al suo quinto anno».
Secondo l’Unicef, il numero altissimo di studenti a cui non è più garantita un’istruzione potrebbe essere ancora più alto di quello stimato, visto che gli jihadisti del cosiddetto Stato islamico (Is) hanno chiuso molte scuole nelle zone che controllano, in particolare nelle province di Raqqa, Deir Ezzor e Aleppo.
A ciò si devono aggiungere le disastrose condizioni sanitarie. Lo hanno denunciato a Parigi alcuni medici siriani, secondo i quali nel Paese sono ricomparse molte malattie che si credevano eradicate e mancano i farmaci. «La situazione è insopportabile, catastrofica e in numerosi luoghi della Siria non c’è alcuna presenza medica», ha reso noto l’Unione delle organizzazioni siriane di soccorso medico (Uossm), che conta sull’appoggio del ministero degli Esteri francese.
Ad Aleppo, la seconda città del Paese, funzionano solo cinque ospedali, tre dei quali in forma parziale. In questa zona, controllata dall’opposizione, vivono 360.000 persone circondate dalle forze governative. «Sono rimasti solo trenta medici che, oltre a curare i feriti di guerra, devono far fronte alla ricomparsa di malattie come la poliomielite, la tubercolosi, la scabbia o il tifo», hanno dichiarato alcuni medici di Aleppo. A Guta orientale, un quartiere di Damasco assediato dalle forze governative, «non esiste alcuna possibilità di far entrare aiuti umanitari», ha denunciato un altro professionista. E nelle zone sotto il controllo dei miliziani dello Stato Islamico, i medici possono lavorare, senza però contare sull’appoggio di alcuna organizzazione umanitaria.
Inoltre, a Raqqa, roccaforte dell’Is, nel nord della Siria, dove vivono oltre un milione e mezzo di persone, non c’è alcun servizio di ostetricia, di ginecologia o pediatria e l’assistenza è molto limitata. Secondo fonti locali riprese dall’Ap, al momento, l’80 per cento dei parti in Siria avvengono in casa e sempre più bambini non vengono vaccinati.