IRAQ – È già emergenza inverno tra i profughi di Mosul

Le prime pioggie nelle tendopoli stanno già mostrando chiaramente quanto la situazione resti drammatica.
E il Papa denuncia: «Troppa indifferenza sulla loro sorte»

Nonostante la mobilitazione della Chiesa caldea, la sopravvivenza dei rifugiati cristiani nei campi si fa sempre più difficile, soprattutto con la prospettiva del freddo ormai in arrivo, come questa fotografia mostra in maniera eloquente.
“L’inverno è alle porte e molti rifugiati vivono in tende non impermeabili e fissate sulla nuda terra”, denuncia Karin Maria Fenbert, funzionaria dell’Aiuto alla Chiesa che soffre, un’organizzazione sostenuta dalla Chiesa Cattolica che aiuta i cristiani perseguitati in tutto il mondo. “I vescovi non fanno altro che riportare ciò che sentono dire tutti i giorni. I rifugiati si sentono traditi dal governo di Baghdad, dai loro vicini musulmani e dalla comunità internazionale”.
Più di 100.000 cristiani iracheni hanno dovuto lasciare le loro case in seguito agli attacchi su Mosul da parte dell’ISIS e ora “si sentono come danni collaterali di un gioco di potere, mentre i vescovi assistono senza poter fare nulla”, conclude Fenbert.
La vita nei campi profughi in Kurdistan, dove i cristiani hanno trovato rifugio, è davvero dura. Non c’è privacy e le condizioni igieniche sono molto limitate. La sfida adesso è costruire delle strutture che permettano ai rifugiati di superare l’inverno, ma le risorse che servono sono ingenti.
L’Aiuto alla Chiesa che soffre sta allestendo dei prefabbricati per dare rifugio a 4.000 persone entro l’inverno e distribuirà beni alimentari ad almeno 8.000 famiglie. Facendo affidamento sulle donazioni provenienti dall’estero verranno anche preparati 15.000 regali di Natale per i bambini. Tutti questi progetti fanno parte di un sogno più grande che prevede la costruzione di case vere e proprie e di un programma di istruzione per i più piccoli.
Gli uomini hanno bisogno di un lavoro, mentre i giovani meritano di finire il loro percorso scolastico. “La maggioranza dei rifugiati per adesso vive in un limbo – ricorda Fenbert -: non sono liberi di disporre delle loro vite, né tanto meno di decidere se rimanere in Iraq o cercare salvezza altrove”.
Proprio ieri a Roma – durante il Concistoro straordinario per il Medio Oriente – il Papa è tornato a denunciare l’inaccettabilità di questa situazione: «Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana – ha detto -, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti. Questa situazione ingiusta richiede, oltre alla nostra costante preghiera, un’adeguata risposta anche da parte della comunità internazionale».

Articolo tratto da MissiOnLine del 24/10/2014