Il Prefetto per le Chiese orientali: «il Medio Oriente senza cristiani non sarebbe rispondente alla sua identità storica»

Il Medio Oriente non risponderebbe più alla sua realtà storica se venisse a mancare la presenza cristiana ed è necessario un intervento della comunità internazionale per fermare le violenze, l’odio e la guerra. Lo afferma il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri.
«La Chiesa cattolica – ha detto in un’intervista pubblicata sull’Osservatore Romano -cerca di accompagnare questa situazione, come il Papa stesso più volte ha indicato, con una preghiera costante e permanente, guardando a Cristo, nostra speranza. Insieme, si impegna a fare tutto quello che può, sostenendo in primo luogo i vescovi, i sacerdoti, le comunità religiose e i laici. È stata un segno di grande consolazione, oltre che un prezioso aiuto nel discernimento degli avvenimenti, la lettera di Papa Francesco ai cristiani del Medio Oriente, il 21 dicembre scorso. Anche alla luce di quanto vi troviamo scritto, possiamo dire che certamente la Chiesa può fare e fa, ma è anche importante l’attività della comunità internazionale. Essa infatti può fermare la violenza, l’odio, la guerra, e far sì che la libertà religiosa e il diritto di vivere e di esistere vengano garantiti a tutti indistintamente. È perciò un grande desiderio che il Medio oriente non rimanga senza cristiani: sarebbe un altro Medio oriente, non rispondente alla sua identità storica e a tutta la ricchezza che la presenza cristiana rappresenta per quell’area».
«La fuga dei cristiani – ha aggiunto il cardinale – è nelle preoccupazioni di tutti i vescovi, in particolare dell’Iraq. Si cerca perciò in tutti i modi di far sì che sia rispettato non solo il diritto di emigrare, ma anche quello di tornare in patria, cioè il diritto di rifarsi una vita nel territorio natio, come pure è emerso nella riunione con i nunzi apostolici della regione, all’inizio di ottobre. La Chiesa, da parte sua, anche attraverso il nostro dicastero, cerca di sostenere ogni sacerdote con qualche piccolo aiuto. E tutta intera alza la voce — a cominciare dal Papa e dai vescovi, fino a tutte le associazioni — in difesa dei cristiani, della libertà religiosa e della presenza arricchente dei nostri fratelli nella fede in Medio oriente. A questo proposito voglio esprimere al Pontefice la nostra gratitudine per tutta la vicinanza verso i fedeli, i vescovi e i sacerdoti delle Chiese orientali cattoliche. Ogni volta in lui troviamo una carezza. A confermarlo sono i vescovi e i sacerdoti che in questo momento più soffrono in Iraq e in Siria, luoghi dai quali riceviamo ogni giorno notizie che ci fanno tanto soffrire e tanto partecipare al loro dramma. Il Papa con la sua umiltà, paternità e fraternità, è molto vicino a loro e questo è motivo di grande consolazione».
Sandri ha quindi spiegato come risvegliare il mondo dall’indifferenza rispetto a ciò che accade in Medio Oriente. «Ci sono tanti elementi che testimoniano l’attività della Santa Sede — in particolare attraverso la diplomazia e i contatti con i Governi della comunità internazionale, a livello anche di Nazioni Unite, sia a New York, sia a Ginevra — per scuotere il mondo dall’indifferenza di fronte a questo dramma. Molti frutti sono stati raccolti. Penso alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e in particolare di alcuni Governi che stanno mettendo a disposizione tutta la loro influenza internazionale per aiutare questi cristiani, fornendo gli aiuti necessari per accoglierli in Europa, negli Stati Uniti d’America e nel Canada, che rappresentano le mete privilegiate dalle persone che fuggono dal Medio Oriente. Senza dimenticare l’Italia, che in questi giorni sta ancora una volta dando prova di solidarietà e di sua accoglienza per migliaia di loro. Rimane tuttavia prioritario l’auspicio che la madrepatria torni a essere dimora accogliente per ciascuno di loro».
Dopo aver spiegato con le parole del Papa che «è assurdo credere che con la violenza e la guerra si risolva tutto», il cardinale Sandri ha detto che l’antidoto più efficace contro il terrorismo fondamentalista è l’educazione e la formazione: «Occorre che quanti guidano le comunità religiose del mondo predichino la pace, il dialogo. Il Papa, dopo aver condannato il terrorismo e la violenza cieca, ha definito il dialogo “un segno del regno di Dio”, affermando che esso “è un servizio alla giustizia e al tempo stesso una condizione tanto necessaria per la pace desiderata”. Certo, il primo passo è che sia smascherato il pensiero che la violenza può essere giustificata da una fede religiosa. I leader religiosi ribadiscano piuttosto che esistono dei principi da applicarsi per la soluzione pacifica delle controversie attraverso il dialogo, l’accordo e la rinuncia ad alcune delle proprie pretese».

via Vatican Insider