«Va’ e anche tu fa’ lo stesso» – lettera di fra Adolfo dal Congo
«Va’ e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10,37).
Siamo vicini a fine anno ed è il tempo di fare un po’ di conti. Il centro ha le sue esigenze e prima di imbarcarsi nell’avventura di un nuovo anno bisogna vedere se siamo in grado di farlo…
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa, per vedere se possiede abbastanza denaro per portarla a termine? (Lc 14,28).
Viviamo di Provvidenza ma questo non esclude la responsabilità. Dio non può supplire alla nostra mancanza di responsabilità.
Dovendo cercare aiuti (grazie a Dio c’è ancora tanta generosità in Italia) cominciavo a riflettere sulla situazione attuale di crisi che non fa che aumentare, e soprattutto del fenomeno migratorio che, sempre con tanta solidarietà e dignità, il nostro paese affronta.
Mi ricordo che diverse persone in Italia mi dicevano: “ma che fai lì in Congo? Vieni qui in Italia, l’Africa ce l’abbiamo qui, è qui la vera missione…”.
È vero, se consideriamo che un paese non è soltanto la sua espressione geografica ma il suo popolo, effettivamente se continuiamo di questo passo tra un po’ il popolo africano si sarà quasi interamente riversato in Europa.
Eppure il problema non è solo quello: sarebbe troppo complesso per affrontarne qui il discorso. Tra l’altro la scelta missionaria – lo sappiamo bene – non si riduce a fare del bene a qualcuno… né tantomeno al fatto di partire in un luogo lontano poiché anche quello, privo di reali motivazioni, sarebbe una fuga o semplicemente turismo. E tuttavia il “fare del bene a qualcuno” è un aspetto sostanziale della vita missionaria…
At 10,38 Gesù di Nazareth, passò facendo del bene … perché Dio era con lui.
Aiutare chi cerca rifugio è una cosa nobile, il Vangelo ce lo chiede e il papa non fa che ripetercelo… aiutare, accogliere… non entro nel merito del dibattito politico, non è questa la sede…
Ma non ci possiamo certo limitare a questo. Se – come è vero – per noi cristiani tutto questo risponde a una esigenza evangelica, è pur vero che il Vangelo ci dice anche qualcos’altro. In altri termini: che cosa vuol dire “fare il bene” secondo il Vangelo?
Aiutare qualcuno è anche in vista di una crescita. Non parlo di reciprocità (il bene non chiede nulla in cambio), ma di crescita.
Non ti faccio del bene perché poi tu me ne faccia, ma perché tu possa comprendere il valore del bene e diventi capace di fare altrettanto. Anche se con altri. Il bene ricevuto, in sostanza, diventa germe di responsabilità, un talento, da far crescere e fruttificare in seguito.
Altrimenti è solo assistenzialismo.
A questo riguardo, la parabola dei talenti di Mt 25,14 potrebbe essere illuminante se letta in questa chiave.
Il pericolo poi, è anche quello di una spiritualità non troppo chiara della ricerca di una santità che – alla fine – non tiene molto conto dell’altro (mi spendo per te, così io divento santo!)… e allora ci diamo alla caccia della buona azione…
Il vecchio adagio dice “non dare il pesce ma insegna a pescare”: giustissimo. È vero anche che dobbiamo vedere se l’altro ha voglia di imparare a pescare (intanto)… non sempre questo è scontato… come non è scontato che io sia in grado di insegnarglielo. Io stesso… sono in grado di pescare? Sarei in grado di fare quello che chiedo all’altro?
Sembra paradossale, ma… non è facile fare del bene.
Da quando abbiamo cominciato questa avventura, nel centro di Makabandilou, abbiamo praticamente “adottato” una trentina di ragazzi che vivono con noi (alcuni nomi cambiano ma il numero resta più o meno lo stesso). Al centro vivono, sono seguiti, formati e sostenuti per tutte le necessità che un ragazzo della loro età può avere.
Ma per noi è importante che i nostri ragazzi capiscano il valore del bene ricevuto perché siano capaci di fare altrettanto. Che non sia solo assistenzialismo.
Zaccheo è liberato dal Signore e decide di aiutare gli altri…
La suocera di Pietro è guarita da Gesù e subito dopo si mette a servire lui e gli altri discepoli…
Paolo guarisce dalla sua “cecità” (più spirituale che fisica) e si mette al servizio di Gesù…
Il fariseo capisce cosa vuol dire essere prossimo e Gesù gli dice di fare lo stesso, di diventare a sua volta prossimo di chi è in difficoltà…
Se non riusciamo a trasferire il senso di responsabilità conseguente al bene ricevuto, potremmo mai dire di aver compiuto un’azione evangelizzatrice? Di aver fatto il “bene” che Gesù faceva passando tra la gente? Un bene che rendeva l’altro capace di farlo anche lui…
Un ragazzo al centro, D., avendo visto tanti volontari che “passano da noi facendo loro del bene”, mi chiese: ma noi, potremmo anche noi fare qualcosa del genere… venire da voi per aiutarvi per esempio…?
La gloria di Dio – diceva s. Ireneo – è l’uomo vivente… l’uomo in piedi, autonomo, responsabile… se creiamo delle persone continuamente dipendenti potremmo mai dire di aver “dato gloria” a Dio?
L’albero del Vangelo di Luca (13,6) aveva avuto tante cure ma non riusciva a produrre nulla. Ebbene, non sembra che Gesù sia stato molto dolce nei suoi confronti. O peggio ancora quello di Mc 11,13. E Gesù non parla per gli alberi…
Ma dall’altro lato, ci vuole pazienza per poter vedere i frutti del proprio servizio. E non è neanche detto che personalmente noi li vedremo. Forse altri.
Colgo l’occasione per ringraziare ancora il centro missionario di Bologna per il sostegno costante e inoltre per averci quest’anno sostenuto interamente nelle spese scolastiche dei nostri ragazzi.
Per il momento non possiamo che far fruttificare questo bene ricevuto con la nostra preghiera per tutti coloro che ci sostengono (la preghiera è un enorme servizio), ma siamo ben coscienti che stiamo contribuendo tutti (noi e voi) a formare gli uomini del domani di questo paese. O almeno alcuni di loro…
Quanto questo resterà nella coscienza di coloro che stiamo aiutando? Solo il futuro potrà dircelo.
Oggi ho avuto la visita inaspettata di uno dei nostri ragazzi più grandi, C., che già da diverso tempo vive oramai per conto suo, autonomamente. Ha studiato cucina ed ora lavora come cuoco e a volte gli danno anche responsabilità di gestione in alcuni ristoranti della città.
A dire il vero, uno di quelli su cui non avrei scommesso un centesimo… eppure.
Ieri mi aveva telefonato dicendomi che sarebbe venuto stamattina a passare una giornata con noi.
È venuto, è stato con gli altri, ha mangiato con noi…
Poi, prima di andare via mi ha detto che avrebbe voluto parlarmi. A dire il vero pensavo che mi avrebbe parlato dei problemi da affrontare e che avrebbe dovuto chiedermi un aiuto economico…
Invece… invece mi ha detto che voleva ringraziarmi. “Grazie per aver fatto di me l’uomo che sono oggi. Sai, al lavoro tanta gente si congratula con me per la mia serietà, per come sono… e io non posso che riconoscere che tutto questo è il frutto di una educazione ricevuta qui: devo dirti grazie, perché mi hai fatto crescere, io non ho nessuno al mondo e non sono mai stato molto “dolce” al centro. Voi siete stati sempre la mia famiglia. Alla fine, eccomi qui, con un buon lavoro, delle buone relazioni, e chissà… sto pensando di aprire un conto in banca per metterci i miei risparmi…e poi, potrei sempre insegnare il mestiere ad uno di questi miei fratelli più piccoli…”
Andiamo avanti, speriamo che il futuro ci dica sempre che non abbiamo perso tempo inutilmente.
fr. Adolfo Marmorino