La libertà di un SI! [prima parte]

Wend1 Mission 2013 19

[Prima parte]

Alcuni giorni mi succede di fermarmi a pensare, a ricordare quanto sia stata forte per me questa lunga ma allo stesso tempo brevissima esperienza!

A distanza di ormai quasi 5 mesi, continuo a pensare costantemente al Congo…

Ogni giorno, quando sconnetto il cervello dallo studio sempre più pressante, il mio primo pensiero vola alla missione, al Cogno, al mondo che è lì che chiama ad un telefono a cui vorrei rispondere…ma per ora è meglio che continui a squillare…

PERCHE’ PARTIRE??? mah…. qualcuno pensava che vista la mia tendenza a voler vedere cosa ci sia fuori da qui, ormai volevo scoprire il mondo; qualcuno era convinto che fosse l’ennesima stravaganza…  i più avevano smesso di chiedersi quali fossero le motivazioni che mi spingessero a fare scelte così “strane” : passare un test d’ingresso all’università di architettura (e non entrare perché consapevole che dentro il cuore c’è qualcosa che va oltre la laurea) e iniziare a fare piccoli lavoretti per guadagnare qualche soldo…

PER FARE COSA?

…ciò che il Signore vorrà…..

Ecco perché in casa quasi tutti non condividevano più le mie scelte, in fraternità nessuno sapeva più cosa avrei voluto fare nella vita…e i miei ex compagni di classe, ormai tutti all’università, sgranavano gli occhi quando dicevo che avevo lasciato il percorso di studi… nessuno immaginava che io, che da anni dicevo che avrei fatto a tutti i costi l’architetto, una volta rientrata all’università, avrei rinunciato a quel tanto agognato posto per capire se davvero quella fosse la mia strada…..

Tutto colpa, o meglio merito di una conversione, che ai tempi era recentissima…. e che mi aveva portato ad ascoltare per la prima volta il mio cuore e non solo quello che nella vita mi era più semplice e spontaneo da fare… Per la prima volta scoprivo che i miei desideri non erano così grandi come pensavo, per la prima volta sentivo che potevo sognare di più, potevo fare di più…. potevo DONARE LA MIA VITA…altro che disegnare e costruire case… (lavoro che ancora oggi ritengo spettacolare e necessario!)  potevo mettere in piedi l’opera architettonica più bella… bastava spendere la propria vita!

Ma che cercavo di più?

E così ho iniziato a demolire tutte le certezze e le proiezioni che mi portavo dal passato! TUTTO significa tutto…non avevo più niente di sicuro…ero nelle mani di Dio e basta!

Era da un po’ che un mio amico fraticello mi aveva proposto un’esperienza di un mese in giro per il mondo (destinazione da non scegliere) come missionaria, ma per partire era necessario un corso che mi preparasse e verificasse quali fossero le vere motivazioni che mi spingevano a partire….contemporaneamente intorno a me stavano emergendo pressoché ovunque esperienze missionarie: frati che erano stati in missione e tornando mi avevano raccontato delle loro esperienze…. in una di queste comparve anche la figura di un frate fisioterapista che lavorava in Burundi con bambini disabili…iniziai a considerare nuovamente la possibilità di fisioterapia, abbandonata appena dopo aver visto che sarebbe stato impossibile entrare al test d’ingresso….piano piano i puntini iniziarono ad unirsi, ma non fu semplice pensare di abbandonare le mille certezze che mi ero fatta sul mio futuro da architetto per ritentare una strada così tanto trafficata ma in cui pochi arrivavano alla meta come fisioterapia…

DSC_5651Ricordo che in avvento fui colpita da una parola fortissima sulla reazione di Maria all’annuncio dell’angelo… Lei disse sì, non si chiese dove sarebbe finita con quel sì, si è fidata di Dio… per Lui nulla è impossibile…e io cosa stavo aspettando???? basta pensare…. è necessario agire!

Iniziai i corsi e mi affidai completamente….feci la spugna, ascoltai! e intanto la mia vita stava cambiando completamente…totalmente…

Wend1 Mission 2013 28

la prima tappa fu il mio punto debole, una volta conclusa quella, però, le altre mi avevano fortificata e convinta sempre più che partire era la cosa giusta!

PARTIRE PERCHE’? perché dentro il cuore io sentivo questo: spendere la mia vita per gli altri…. e gli altri che sentivo di dover aiutare non parlavano nemmeno la mia lingua, quegli altri erano diversi in cultura, lingua, religione…. in tutto… per il luogo, le abitudini, lo stesso clima…TUTTO!

non volevo né la vacanza, né il viaggio stravagante…. VOLEVO LA RISPOSTA  alla domanda più grande che affiorava dal mio cuore…. perché sentivo questa fortissima attrazione, questa fortissima chiamata da un posto fuori dal mio immaginario???

non so…. DICO SI….ci penserà il Signore…..

vedi [Seconda parte]

Nonna Olia

Un giorno come tutti, entro in chiesa per la recita del Rosario, la celebrazione della s. Messa e il vespro e mi trovo una robusta nonnina seduta su una panca con diverse buste di plastica piene. Mi avvicino, la saluto e le chiedo come sta. Alla domanda se ha bisogno di qualcosa mi risponde con un sorriso:”No! Grazie”. E alla domanda se vuole fermarsi alla preghiera:”Si! Grazie”. Finita la preghiera mi avvicino e mi chiede sempre sorridente:”Dov’è il mio posto per dormire?”. Capisco che qualcosa non è chiaro. Con Nadia cerchiamo di capire da dove viene e, a fatica, dalle sue parole confuse, capiamo che viene dall’istituto psichiatrico di un paese ad un centinaio di km da Taldykorgan. Vista l’ora decidiamo di accoglierla nella piccola foresteria del convento. Nadia la aiuta a lavarsi mentre io le preparo qualcosa da mangiare. Il giorno successivo veniamo a sapere che lo stesso primario l’ha scaricata con le sue buste di plastica direttamente in chiesa così partiamo alla volta dell’istituto per incontrarci con il suddetto primario che ci accoglie e ci spiega la situazione: due anni fa la sorella e il figlio hanno deciso di andare a vivere in Russia. Venduta la casa, non volendo portare con se nonna Olia a causa dei suoi problemi psichiatrici, la lasciano alla stazione dove viene raccolta dalla polizia. Ha vissuto per due anni in una comunità protestante di accoglienza che però, a causa della nuove leggi del Kazakhstan sulle comunità religiose, ha dovuto chiudere. E’ stata accolta dal primario in reparto ma ora l’amministrazione ha posto un ultimatum. Sapendo dei nostri progetti ha pensato di lasciarla da noi e, non avendo visto nessuno in chiesa, l’ha semplicemente scaricata, sicuro che qualcuno si sarebbe preso cura di lei. Il problema fondamentale è che nonna Olia nonna Olia - Copia non ha alcun tipo di documento e quindi per lo stato non esiste. Spieghiamo al primario che noi non abbiamo una struttura di accoglienza e giungiamo con lui ad un accordo: lui riprende nonna Olia in reparto e Nadia farà tutto il possibile per ottenere i documenti. Anche se ci siamo ormai abituati alla Divina Provvidenza, ogni volta rimaniamo a bocca aperta: in pochi giorni riusciamo a trovare ed ottenere i documenti di Nonna Olia presso gli uffici anagrafici che ormai ci conoscono molto bene e con i quali è iniziata una felice collaborazione. E non basta: la pensione di nonna Olia è tutta intatta e intera pronta per essere ritirata.

Ora continuiamo a collaborare con la struttura psichiatrica anche solo andando a trovare i residenti. All’inizio dell’inverno ci avevano espresso la necessità di vestiti per la stagione fredda. Visto che all’Arca (struttura di accoglienza per bambini gestita da p. Guido Trezzani) sono stati donati anche molti vestiti per adulti (che ovviamente non servono) abbiamo chiesto la possibilità di usarli per i pazienti della struttura psichiatrica. E così è stato.

fra Luca