TERRA SANTA – A Gaza 500 mila bambini tornano a scuola, dove trovano lavagne bucate dalle pallottole

LaPresse/Agenzia Fides del 14 e 17 settembre – Lavagne bucate dalle pallottole, segni di colpi d’armi da fuoco sulle pareti, sedie vuote dei compagni che non ci sono più. Questo è lo scenario che ha accolto circa mezzo milione di bambini a Gaza è tornato a scuola oggi, dopo un ritardo di due settimane a causa agli scontri armati.
L’operazione militare è costata la vita a oltre 2.100 palestinesi e ha danneggiato centinaia di edifici scolastici. Il funzionario del ministero dell’Educazione di Gaza Ziad Thabet riferisce che il rientro a scuola coinvolge 230mila bambini dal primo al dodicesimo grado nelle scuole pubbliche, 200mila studenti che frequentano gli istituti gestiti dall’Onu e decine di migliaia che studiano nelle scuole private.

Nella Striscia, dopo i raid israeliani, ancora 50mila persone sono ospitate nelle scuole delle Nazioni unite, trasformate in rifugi per gli sfollati.
Le strade di Gaza City in questi giorni si sono di nuovo affollate di bambini in divisa, molti dei quali accompagnati dai genitori o dai nonni. Nella scuola elementare maschile di Al-Zaitoun, gli studenti hanno incollato degli adesivi con i nomi dei compagni rimasti uccisi durante l’offensiva, mentre gli insegnanti tentano di far fronte ai danni subiti dall’edificio, da una parte un buco nel soffitto, dall’altra un muro parzialmente crollato. “Non sono così eccitato di tornare a scuola come in passato. Sento che manca qualcosa. Ho chiesto notizie dei compagni, ma alcuni sono rimasti uccisi o feriti”, spiega Tamar Toutah, 11 anni.

Nella prima settimana di scuola verranno offerte consulenza psicologica e attività ricreative per aiutare i bambini. “Diamo una formazione speciale a oltre 11mila insegnanti e tremila presidi e amministratori su come rivolgersi agli studenti dopo la guerra”, aggiunge il ministro.
Nel corso dell’offensiva sono state distrutte 26 scuole di Gaza e altre 232 hanno riportato danni. E i finanziamenti pubblici per l’educazione rimangono nonostante tutto irregolari. Una preoccupazione a cui fa eco quella dell’UNICEF. “Investire nell’educazione – afferma June Kunugi, rappresentante per lo stato palestinese – è un investimento per il futuro. Senza un aumento del sostegno e dell’impegno all’educazione e alla protezione,un’intera generazione a Gaza sarà persa”.

Intanto, l’agenzia per i rifugiati dell’ONU ha fatto sapere di aver fornito 130mila cartelle scolastiche e sussidi didattici per gli istituti pubblici. Sta inoltre portando avanti i programmi di formazione per quasi 12mila consulenti scolastici, insegnanti e supervisori. Ma, nonostante l’assistenza, l’insegnante Akram al-Fares, 45 anni, conferma che l’umore tra gli insegnanti è cupo: “Siamo sulla stessa barca degli studenti, viviamo le stesse difficoltà ogni giorno. Ma siamo qui insieme per provare che la vita continua, e che non solo noi possiamo insegnare, ma che i nostri bambini possono imparare”.