SUDAN – Nonostante le difficoltà cresce la speranza di pace

“È bello andare a letto senza l’ansia di dover preparare le scarpe e la torcia accanto al letto in caso durante la notte accada qualcosa”: lo scrive una fonte della MISNA nella regione dei Monti Nuba, esprimendo la speranza che come la fine del 2014 anche quest’anno sia caratterizzato da una riduzione dei bombardamenti dell’aviazione del Sudan.
Nella regione al confine tra i due Sudan, amministrativamente dipendente da Khartoum ma in parte sotto il controllo dei ribelli dell’Splm-N, tra novembre e dicembre i raid aerei sono stati meno frequenti rispetto al passato. E nelle chiese, nelle missioni e nei villaggi il Natale è stato segnato dalla speranza, nonostante le tante difficoltà per la popolazione, che resta ostaggio del conflitto.
“L’insufficienza delle piogge lo scorso anno ha lasciato la gente senza cibo – sottolinea la fonte – e nel 2015 la fame rischia di essere un fenomeno ancora più grave e diffuso”. Anche l’acqua è un grande problema: “La maggior parte dei pozzi scavati prima dell’inizio della guerra è inservibile e i pochi ancora funzionanti hanno tubi rotti e l’acqua è gialla a causa delle contaminazioni da metallo”.
Nei Monti Nuba il conflitto tra l’esercito e i ribelli del Movimento popolare di liberazione del Sudan-Nord (Splm-N) è ripreso nel 2011, in coincidenza con la nascita di uno Stato del Sud indipendente da Khartoum.
Secondo stime dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (Ocha), nei Monti Nuba e nella vicina regione del Nilo Blu le persone bisognose di assistenza sono circa 940.000. Stando all’Splm-N, nelle zone sotto il controllo dei ribelli i sudanesi costretti a lasciare le proprie case o comunque gravemente colpiti dal conflitto sono circa 800.000. Sarebbero inoltre più di 220.000 i profughi che hanno cercato rifugio al di là della frontiera con il Sud Sudan, ormai da un anno pure in preda a un conflitto civile.

Agenzia MISNA del 5/1/2015