Storie di fuga e di ritorno
Agosto 2013
m. è partito stamattina. Ha salutato tutti, mi ha salutato e poi è partito con uno dei più grandi che lo ha accompagnato al pullman che lo porterà a casa. Torna in quella casa da cui era scappato almeno due anni fa. Poi incontrando un altro ragazzo più grande per strada ha montato con lui una storia credibile, ha commosso il cuore di una suora che lo ha accompagnato – con l’altro ragazzo – nel nostro centro.
Adesso, dopo due anni vissuti con noi, a un certo punto ha deciso ci dirci la verità e ci ha dato anche il numero di telefono di sua madre che – contenta di saperlo in buona salute – ha chiesto di farlo rientrare a casa in un tempo ragionevole. Così dopo qualche tempo di dialogo con la madre, e dopo aver fatto ben maturare in lui il desiderio di casa, abbiamo cominciato a sistemare tutti i suoi documenti per permettergli il viaggio.
Storie quotidiane qui da noi.
Storie di fuga e di ritorno. Fuga da un ambiente famigliare, caloroso, ma che spinge ad una presa di distanza: perché? Più o meno comprensibile quando un ragazzo decide di fuggire di casa perché non vi trova le condizioni per ben vivere (economiche o relazionali), ma quando anche queste richieste sono soddisfatte, cosa spinge ancora a cercare altro?
Intanto C., 16 anni, arriva al centro. Una storia di incomprensioni in famiglia, orfano di entrambi i genitori e mandato via da casa dal nonno con cui viveva finora. D’un tratto tutto ciò che costituiva la normalità della sua vita, è stato ridotto a nulla: avere una casa con delle persone conosciute dove andare a dormire la notte, avere da mangiare ogni giorno, potersi lavare, andare a scuola, avere i propri documenti, essere riconosciuto come membro di una famiglia, il proprio ruolo in parrocchia…tutto questo in un attimo sparisce e si ritrova per strada facendo ancora fatica a crederci del tutto. C. ha l’aria di un bravo ragazzo, è educato e ha dei modi garbati. Continua a dire che non se l’aspettava che suo nonno dicesse sul serio quando gli ha chiesto di prendere le sue cose e andare via.
Intanto siamo affaccendati a causa dei documenti regolari che dobbiamo fare per tutti – stranieri e non – per evitare che i nostri ragazzi abbiano problemi con la polizia. È normale che ci siano controlli e che ognuno abbia i documenti richiesti… solo che tutto questo è arrivato da un giorno all’altro e a dirla tutta… bé forse non è il primo dei problemi di questo paese. È come chiedere di non gettare la carta della caramella per terra passeggiando su una discarica…
E il problema vale dicevo per locali e stranieri: per gli stranieri perché devi dimostrare chi sei, dove vivi, chi ti prende in carico, ecc… ma anche per i locali, perché se non hai i documenti come fai a dimostrare di essere “locale”? e i documenti costano. In realtà una volta i documenti erano a pagamento. Poi, si è deciso di farli gratis per aiutare la gente. Ma evidentemente tra la scelta di chi è a capo e i cittadini esiste una mediazione burocratica che invece vuole profittare di tutto: risultato? È diventato praticamente impossibile avere dei documenti. E in più, se vuoi accelerare le pratiche devi pagare qualcosa sottobanco… insomma paradossalmente era meglio prima.