Ritorno dal Perù: Flavia
“Hai mai pensato di avere una missione?”
Con questa grande domanda è iniziata questa grande esperienza.
Posso dire che il mio viaggio è incominciato durante gli incontri di preparazione, in cui tutti noi partecipanti abbiamo affrontato delle tematiche importanti e ci siamo messi un po’ in discussione…
Prima di affrontare il viaggio devi capire da dove stai partendo e dove sei diretto ed è proprio dalla domanda che Dio rivolge ad Adamo “Dove sei?”che mi sono messa in cammino, per poi scoprire il senso ed il gusto di vivere una missione cristiana.
Ho vissuto la mia esperienza nel nord del Perù, al confine con il Brasile, piena foresta Amazzonica.
Sono partita il 30 luglio con i miei compagni di viaggio: Sara, Mirko e fra Manuel, direi un bel gruppetto ben assortito.
La prima grande sorpresa di quei luoghi è stata la maestosità della natura: paesaggi molto diversi dai nostri, spazi più ampi, tutto sembrava più grande e con colori più intensi e vivaci, fiumi immensi e tanto tanto verde. Navigare su quei fiumi, spesso con imbarcazioni da avventura è stata una grande emozione, davanti a noi c’era solo acqua e, ai lati, foresta. Anche il modo di vivere delle persone con usanze tanto diverse dalle nostre è stata una grande sorpresa, per la prima volta nella mia vita mi sono trovata in un contesto veramente nuovo, in cui i miei punti di riferimento venivano meno. Era talmente tanta la meraviglia che sarei stata ore e ore a guardare il paesaggio, le persone, il loro modo di lavorare e di vivere in quel luogo per me insolito,era come se avessi la sensazione che i miei occhi non bastassero per accogliere tutto quello che avevo davanti.
In quei luoghi è presente una giovane missione francescana composta da quattro frati, che stanno esplorando e conoscendo i posti ed i loro abitanti. Per tutto il mese siamo stati insieme a tre di loro che ci hanno guidato e accompagnato, facendoci conoscere la cultura locale e le difficoltà che stanno incontrando nel dar vita a una nuova missione.
La prima tappa è stata Requena, una città nel bel mezzo della selva lungo il Rio Tapiche, là abbiamo conosciuto il vescovo del Vicariato di Requena, una persona di grande semplicità e disponibilità: un grande esempio. Abbiamo visitato alcuni quartieri della periferia e ci siamo resi conto delle necessità e delle difficoltà di vivere in quel luogo. Abbiamo conosciuto tanti, tantissimi bambini che giravano per le strade e quando è stato possibile siamo stati insieme a loro, organizzando giochi e altre attività.
Dopo qualche giorno ci siamo imbarcati di nuovo per raggiungere il villaggio di Sant’Elena, il viaggio è stato più lungo del previsto a causa di un inconveniente al motore, ma alla fine siamo riusciti ad arrivare a destinazione. Ciò che colpisce molto in questi luoghi è la concezione del tempo: non c’è fretta, non esiste l’ansia di fare tutto e subito, non esistono orari, tutto procede con la calma amazzonica.
L’arrivo a Sant’Elena è stato molto bello, fin dal primo momento siamo stati accolti con grande calore, grandi abbracci e tanti sorrisi. Sono apparse subito evidenti la semplicità e la povertà del luogo: capanne in legno con tetti fatti con foglie di palma, senza corrente elettrica ed acqua nelle case. La vita è molto semplice e le giornate trascorrono in modo molto lento. Le famiglie sono numerosissime, con sei, otto figli. Una grande ricchezza di questi posti sono proprio i bambini, non mi scorderò mai la loro vivacità e il loro affetto, per niente sospettosi o diffidenti. Occhioni grandi, lucenti e sorrisi allegri, pieni di vita.
Durante la mattina andavamo a trovare le persone nelle loro abitazioni, è stato bellissimo vedere con quanta disponibilità ci accoglievano e ci parlavano della loro vita, raccontandoci, a volte, anche storie molto dure. Tutti erano incuriositi da noi, quattro ragazzi diversi da loro sia nell’aspetto che nelle movenze, apparivamo molto buffi ai loro occhi e spesso ci chiedevano perché eravamo venuti via dal nostro paese, da un posto così lontano e pieno di macchine, come dicevano loro per indicare che da noi c’è benessere, ed eravamo finiti proprio là. Non era facile rispondere a questa domanda…
Andare nelle loro case, stare con loro, ascoltare le loro storie e raccontare la nostra, condividere una semplice preghiera, spiegare un’immagine di Santa Chiara o San Francesco o il significato del Tau, che lasciavamo come ricordo, sono stati momenti di grande crescita e di presa di coscienza della bellezza e dell’importanza dell’essere testimoni della Parola di Dio.
Da questi gesti semplici, infatti, mi sono resa conto che noi stavamo testimoniando l’amore di Gesù, stavamo lasciando un piccolo messaggio. Questa consapevolezza mi ha aiutato a riscoprirmi cristiana, perché quando sei tu a testimoniare e ad annunciare questo Amore, ti metti in discussione e ti chiedi se ci credi veramente e come stai concretizzando la fede nella tua vita ed è un po’ come se quello che vuoi trasmettere a loro lo stessi dicendo a te stessa. Un’altra scoperta è stata capire che essere cristiano non è un’idea, un concetto astratto, ma è concretezza, è azione, è andare, è proporsi e non avere paura.
Un pensiero particolare va a tutti i bambini di Sant’Elena che abbiamo conosciuto e con cui abbiamo condiviso tanti momenti di gioco e di allegria. Un momento significativo che ricordo con emozione è stata la consegna dei Tau durante l’ultima messa prima della nostra partenza, tutti i bambini in fila, in attesa di ricevere questo segno. Spesso mi chiedo se hanno capito fino in fondo l’importanza del gesto, ma comunque spero che la nostra permanenza non venga dimenticata e che il Tau ricevuto li accompagni sempre.
Siamo stati in Perù un mese, un mese pieno di grandi emozioni e grandi sorprese, in cui abbiamo conosciuto una cultura completamente nuova e diversa dalla nostra, nella quale non vale quanto hai o cosa fai, ma semplicemente Chi sei. Ho capito che esistono tante tipologie di povertà e di ricchezze, non solo quelle materiali, ma anche umane e spirituali e ho visto come una povertà materiale può essere ricca di solidarietà e attenzione all’altro, per questo ringrazio tutti gli abitanti di Sant’Elena per il grande insegnamento che mi hanno dato.