Patriarca di Baghdad: Francesco venga in Iraq a ridare speranza ai cristiani

Ciò che desideriamo fortemente dal nostro carissimo papa Francesco è una sua visita in Iraq, anche se breve“. Per i cristiani irakeni essa rappresenterebbe “il culmine della vicinanza e della sua presenza”; inoltre, per tutto il Paese “sarà una spinta” per rafforzare la convivenza islamo-cristiana, coinvolgendo l’Occidente in un processo “che favorisca la pace”.
È quanto ha affermato Mar Louis Raphael I Sako, Patriarca caldeo d’Iraq, nel suo intervento al Simposio internazionale 2014 organizzato da AsiaNews. Tema dell’edizione di quest’anno “La missione in Asia: da Giovanni Paolo II a papa Francesco”, che si propone di sottolineare la continuità fra lo slancio missionario del pontefice polacco e i primi passi compiuti da Bergoglio nel mondo asiatico e Mediorientale.
Nel suo intervento il Patriarca caldeo ha ricordato che “Giovanni Paolo II ha sempre condannato la guerra contro l’Iraq” e l’embargo economico voluto dall’Occidente che “ha fatto morire tanti irakeni”. Papa Wojtyla “ha desiderato venire in Iraq, ma non è stato possibile realizzare il suo desiderio e ha dovuto accontentarsi di una celebrazione simbolica del viaggio ad Ur dei Caldei. Egli ha sempre mostrato la sua preoccupazione paterna e pastorale per le nostre Chiese, anche se siamo un piccolo gregge”, ricorda il Patriarca.
In continuità con Giovanni Paolo II, oggi è papa Francesco a mostrare vicinanza e solidarietà ai cristiani irakeni e di tutto il Medio oriente, “in questo periodo di grandi tribolazioni”.
Mar Sako ricorda “la campagna di preghiera” che “ha fermato l’intervento militare” in Siria. E ancora, la visita del cardinale Fernando Filoni alle famiglie di sfollati, in rappresentanza del Pontefice e la “lettera speciale” che “ora sta scrivendo per noi”.
L’esodo dei cristiani è “la sfida più grande” da affrontare e risolvere, partendo dalla “liberazione di Mosul e dei villaggi cristiani della piana di Ninive” caduti nelle mani delle milizie dello Stato islamico. Infine ha chiesto protezione e tutela per il patrimonio cristiano in Iraq: “Si tratta – avverte il Patriarca caldeo – di chiese antiche del quinto, sesto, settimo secolo, di monumenti e di manoscritti ancora inediti”.
Non mi rassegno a pensare ad un Iraq e a un Medio Oriente senza i cristiani, noi che da 2000 anni testimoniamo il nome di Gesù” ha concluso Mar Sako, perché “il nostro contributo resta fondamentale sia nella vita sociale, che nella vita culturale e religiosa del nostro Paese”. – Notizia tratta dal portale Asia News del 18/11/2014