Papa Francesco: “non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani”
“Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti“. Con queste parole il Papa ha aperto ieri mattina il Concistoro nel quale 86 tra cardinali e patriarchi di tutto il mondo si sono confrontati sulla situazione del Medio Oriente per sostenere i cristiani perseguitati, vittime di brutalità e violenze “inimmaginabili”.
Il Concistoro, indetto per la canonizzazione di due beati, è stato occasione per informare i membri del Collegio Cardinalizio sull’attuale situazione dei cristiani in questa regione.
“Ci accomuna – ha detto il Papa – il desiderio di pace e di stabilità in Medio Oriente e la volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l’impegno politico. Nello stesso tempo, vorremmo dare il maggiore aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione. Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese, non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria sono molto preoccupanti. Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti”.
“Questa situazione ingiusta richiede oltre alla nostra costante preghiera, un’adeguata risposta anche da parte della Comunità Internazionale. Sono sicuro che, con l’aiuto del Signore, dall’incontro odierno verranno fuori valide riflessioni e suggerimenti per potere aiutare i nostri fratelli che soffrono e per venire incontro anche al dramma della riduzione della presenza cristiana nella terra dove è nato e dalla quale si è diffuso il cristianesimo”.
Il Medio Oriente ha infatti un bisogno urgente di ridefinire il proprio futuro: a partire dall’importanza di Gerusalemme come “capitale della fede” per le tre grandi religioni monoteiste e dalla necessità di arrivare a una soluzione dei conflitti israelo-palestinese e siriano. Di fronte alle violenze perpetrate dall’Is, è stato ribadito che “non si può uccidere in nome di Dio”. In particolare, è stata evidenziata l’esigenza che “ai cristiani siano riconosciuti tutti i diritti civili degli altri cittadini”, soprattutto nei Paesi in cui attualmente la religione non è separata dallo Stato. Riguardo, inoltre, al sostegno per le comunità locali della regione, è stato ribadito che “un Medio Oriente senza cristiani sarebbe una grave perdita per tutti”: di qui la necessità di “incoraggiare i cristiani affinché restino in Medio Oriente” e che i profughi possano tornare alle loro case, anche attraverso apposite “zone di sicurezza”.
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