Mai avrei potuto immaginare cosa più bella!
Il 28 Luglio sono partita, ma non per una vacanza al mare con gli amici tanto agognata durante il periodo invernale! Certo sarebbe stato più normale per una ragazza della mia età, ma il mio desiderio era mettere a disposizione il mio tempo per qualcosa di più grande. Sicuramente non è stato facile rinunciare alle migliaia di altre alternative, soprattutto i giorni prima della mia partenza quando il dubbio di essermi imbarcata in una situazione più grande di me si faceva sentire.
Tuttavia una volta arrivata in Africa quella terra mi ha conquistato: così grande e così piena, la natura e le persone mi si presentavano così come erano senza abbellimenti… fin da subito ho amato la verità di quella terra e percepito di essere nel posto giusto al momento giusto.
Dopo le prime emozionanti impressioni ho comunque dovuto fare i conti con le differenze culturali che inevitabilmente mi ero portata in Africa insieme ai miei bagagli: tutto quello che mi circondava (persone, lingua, cibo..) era diverso da quello a cui ero abituata ma ciò che mi lasciava più spiazzata era non riuscire a trovare il mio ruolo in quell’ambiente.
La mia missione mi ha portato alla casa accoglienza “Ndako Ya Bandeko” dei ragazzi di strada a Brazzaville in Congo. Nei primi giorni di missione mi resi conto che non avrei avuto un compito preciso da svolgere ma quello che mi veniva chiesto era semplicemente passare il mio tempo con i ragazzi della casa. Non era quello che immaginavo di fare quando avevo deciso di partire per una missione, in modo particolare prima dei corsi di formazione missionaria, che mi hanno preparato alla partenza, l’idea che avevo di missione era quella di una folle avventura che mi avrebbe portato a fare chissà quali grandi gesta. Grazie alla formazione missionaria e alle difficoltà incontrate nei primi giorni di missione in terra africana ho capito che la vera missione era incontrare quei ragazzi nel loro quotidiano, entrare in punta di piedi nella loro vita e farmi testimone di un incontro con il Signore che dà vita.
I momenti che più ricordo con gioia sono quelli in cui i ragazzi mi confidavano la loro storia con racconti e foto, mentre li ascoltavo raccontarsi mi rendevo conto che loro così piccoli non possedevano nient’altro al di fuori della loro storia e quindi mi stavano affidando quello che di più grande avevano e che magari procurava loro anche più dolore.
Ora, a distanza di tre mesi dal mio rientro in Italia vi posso assicurare che quello che mi aspettava in Congo non era nemmeno una piccola parte di quello che potevo immaginare o sperare prima della partenza… il Signore riesce sempre a sorprenderci! Fraternizzare, ascoltare e condividere con le persone che il Signore mi dava la grazia di incontrare ha svuotato il mio cuore da tutte le banalità e sovrastrutture per far posto all’amore verso il prossimo. Ho conosciuto persone speciali e mi sono lasciata arricchire da una cultura verso la quale non abbiamo poi così tante cose da insegnare piuttosto dovremmo imparare la semplicità della vita, la sincerità dei rapporti e la fede senza vergogna verso il Signore.
Mi ritrovo molto nelle parole di Don Andrea Santoro: “La fede è partire. Senza la disponibilità a partire non c’è fede. E partire vuol dire mettersi in un cammino in cui Dio sempre più ti si manifesta, in cui tu sempre più lo incontri, sei da lui riempito e svuotato, e sempre di più diventi una benedizione per gli altri. La disponibilità a misurasi faccia a faccia in una relazione con Dio, dove lui prende le redini della tua vita, dove l’incertezza che viene da Dio è sempre preferibile alle certezze che vengono da te”. Sono partita per dimostrare a me stessa che credevo in quello che mi era stato rivelato dall’incontro con Dio, ho deciso di affidarmi a Lui a scatola chiusa e mi è stato dato in dono l’esperienza di un Dio Padre che teneramente è al mio fianco e mi guida. Mai avrei potuto immaginare cosa più bella!
Marianna