La storia di Chidé
Dio e suo figlio san Francesco d’Assisi mi hanno dato tutto ciò che ho e questo attraverso un uomo eccezionale. La mia storia non ha in realtà molti ricordi, visto che praticamente non ho mai vissuto con i miei genitori e quindi non saprei cosa dire di loro per potervene parlare. Quel poco che so e che mi hanno raccontato, ve lo dirò.
La storia comincia il 15 luglio 1994 a Brazzaville, quando mio padre morì. Morto dunque prima della mia nascita, non so niente di lui, non ho neanche una foto per poterlo immaginare… poi, il 30 luglio dello stesso anno, nacqui io, vivendo con mia madre che faceva tutto per me, tutto ciò che ha potuto fare fino alla sua partenza per il cielo… ero così piccolo che non ricordo neanche la data esatta della sua morte, ma penso tra il 2004 e il 2005.
Non è una storia né felice né divertente da ascoltare… mio padre morì e siccome nella cultura africana dopo la morte dei genitori qualcun altro avrebbe dovuto occuparsi di me e di mia sorella, per grazia di Dio andammo a vivere dai nonni.
Io piangevo tutto il giorno, ogni giorno perché non riuscivo ad accettare di non avere più dei genitori, sperando di poterli rivedere un giorno… ma purtroppo, niente… e dunque mi ritrovo in questa storia con mia sorella (più grande di me) vivendo entrambi con i genitori di mio padre, dunque i miei nonni. La vita da quelle parti non era molto semplice, in quanto già a sei anni dovevo da solo cercarmi da mangiare e da vestire perché nessuno poteva procurarsi qualcosa se non se la cercava da se stesso… una vita senza speranze di avvenire…
A quei tempi cominciavo la scuola, a scrivere le prime lettere, finché una delle mie zie, venne a prendermi perché io potessi vivere con lei, ma siccome da lei era peggio, tornai a stare con i nonni. Non riuscii a passare gli esami delle elementari perché non c’era nessuno che mi aiutasse a scuola e non avevo né libri né quaderni degni di questo nome. Per questo, mia nonna, d’accordo con un frate francescano, chiede se i frati in qualche modo avessero potuto aiutarmi. Fu così che mi misero in contatto con padre Adolfo del centro Ndako ya Bandeko e, accolto al centro all’età di 14 anni, è lì e solo in quel momento che la mia storia – posso dire – comincia per davvero.
Qui una nuova vita mi attendeva, la scuola innanzitutto. Ripensandoci oggi posso dire che sembra strano… ma è vero: Dio non ci lascia mai soli, neanche quando pensiamo che ci abbia tolto ogni cosa, tutto ciò che abbiamo di più caro… in realtà a Ndako ya Bandeko, Dio mi offriva qualcosa di più e questo qualcosa è la stessa casa, un luogo fatto di persone, una grande famiglia dove mi sentivo veramente a casa: si, Dio mi aveva dato molto di più.
Ricominciai la scuola e a sorpresa, in breve, superai gli esami delle elementari. Ma la famiglia non voleva che vivessi in un centro di accoglienza malgrado le loro difficoltà economiche. Pensavano forse che fosse un insulto ai miei genitori morti il mettermi in un centro del genere e alla fine mi hanno fatto ritornare da dove venivo. La vita si manifestava ancora più difficile per me. Vero è che il centro continuava ad occuparsi di me a distanza pagandomi la retta per la scuola e dando un sostegno alla famiglia per la mia alimentazione.
Facevo ogni giorno almeno sette kilometri a piedi per andare a scuola, poi bisognava traversare in piroga un fiume… questo perché nel mio quartiere non c’erano scuole medie… la sorella di mia nonna decise allora di farmi restare in un altro quartiere vicino a scuola, ospite in casa loro, ma le difficoltà non facevano che aumentare e chiesi di poter ritornare a Bandeko, dicendo che lì sarei stato molto più a mio agio.
In effetti, rientrato a Bandeko, visto che ero già grande, mi proposero la scuola professionale dai salesiani. Mi piacque molto e sono diventato saldatore e tornitore professionale nello spazio di due anni, facendo anche degli stages nelle imprese che sono in città e poi mi diedero anche un certificato di studi professionali e io ne ero veramente fiero. Dopo i Salesiani, l’impresa stessa mi propose un lavoro da loro ma io sentivo che dovevo continuare gli studi e così mi rilanciai perché avevo la speranza di poter diventare un giorno un intellettuale, un uomo con una certa cultura, capace di fare grandi cose nella vita, di sperare di uscire dalla miseria della mia famiglia. I miei genitori in effetti non erano andati a scuola e nessuno in realtà in tutta la famiglia, a mia conoscenza, aveva fatto degli studi al di là delle elementari… nessuno sembrava avesse voluto osare andare un po’ più lontano. In questa famiglia di quasi analfabeti c’era per me la possibilità di fare altro e soprattutto in quei momenti avevo una grande ambizione, quella di diventare un francescano… ambizione che purtroppo si rivelò essere solo un sogno.
Mi rilanciai negli studi e feci degli sforzi notevoli per recuperare iscrivendomi agli esami di terza media. Purtroppo le cose non vanno sempre come si spera e a causa dei miei sbagli ho dovuto lasciare il centro e sono tornato a vivere dalle parti della nonna e di mia sorella. Peccato che non riuscissi a trovare neanche un lavoro, non vedevo via di uscita… avevo un gran desiderio di casa, provai a prendere in affitto una piccola abitazione (due metri per due di lamiere a 3 euro al mese) dove vivevo solo… ma stavo male e non avevo mai la certezza di poter mangiare ogni giorno.
Dopo sei mesi contatto ancora fr Adolfo per poter tornare a Ndako. Era la mia ultima chance per far avanzare i miei studi e in più io sapevo che era quella la mia vera casa. Quanto sentivo la mancanza di quella mia famiglia… fui accettato ancora e fr Adolfo mi propose un lavoro in una impresa portoghese che si occupava di costruzioni di cui aveva appena conosciuto il capo del personale, ma io gli spiegai che il mio sogno era quello di continuare gli studi. Così ripresi gli studi e dopo gli anni necessari, riuscii ad avere il mio bel diploma: Dio ci dà sempre ciò di cui abbiamo bisogno anche se in realtà non sempre noi sappiamo che cosa è importante per noi. A volte non sappiamo neanche cosa vogliamo dalla vita…
A questo punto una grande paura si installa in me: che fr Adolfo un giorno potesse rientrare in Italia per sempre… e anche se alla fine il momento è arrivato, non mi ha mai fatto sentire abbandonato: con il suo aiuto penso di integrare l’Università in psicologia, soprattutto perché qui la gente è molto superstiziosa, le malattie sono considerate conseguenza della stregoneria e tutto questo per me era (ed è) inaccettabile e ingiusto. L’ignoranza è inaccettabile e ingiusta. Mi fa male vedere le persone perdere la ragione a causa di malattie soprattutto psicologiche. Per questo avrei voluto fare gli studi in psicologia, anche se non mi sentivo molto forte per affrontare questo tipo di studi. Purtroppo il mio paese non aiuta i giovani e non favorisce gli studi: ho fatto subito esperienza di un lungo periodo di sciopero all’Università pubblica e così mi fu data la possibilità di inserirmi in una struttura privata anche se ho dovuto cambiare completamente il campo. Era necessario per non perdere altro tempo. Lo sciopero ha già portato altre volte a fare interi anni bianchi.
Così oggi studio scienze delle risorse umane e sono contento. Poi lo faccio in una università privata e riconosciuta (l’unica non statale riconosciuta dal governo). Adesso posso dire che la mia vita trova il suo vero senso di marcia e l’opportunità di prendermi finalmente in carico un giorno, comincia a presentarsi. Dio mi ha fatto grazia… per davvero! Oramai non penso più a questo passato di alti e bassi che è dietro di me: penso piuttosto a questo presente che mi mette il mondo davanti. L’università che ho sognato da quando ero bambino è qui, di fronte a me.
Considerando la distanza dell’università dal centro, sono ancora stato aiutato: con alcuni dei miei fratelli che sono anche loro all’università, abbiamo lasciato Ndako e abitiamo in un piccolo ma decoroso monolocale vicino a scuola. E quindi anche qui non sono solo. Sono con i miei fratelli di Ndako ya Bandeko: un’altra grazia per non restare da solo. All’inizio avevo tanta paura di lasciare il centro, ma oltre la distanza, anche il fattore età non mi permetteva di restare ancora a lungo laggiù… a casa mia.
Questo nuovo mondo era un po’ difficile all’inizio, tutto era nuovo: scuola, vita… ma come sempre non posso che dire grazie a Dio. Un frate francescano mi diceva sempre: “Chidé, tutto è grazia”. Oggi non posso che dargli ragione: tutto è grazia e Dio non ci abbandona mai e ci ama sempre attraverso delle persone come quelle che ho incontrato. Non ho molte parole per esprimere il mio grazie e mi ci vorrebbe un lungo elenco per dire tutto il bene ricevuto.
Grazie, ai frati e alle loro opere, e grazie a tutte le persone che non ho conosciuto e che forse mai conoscerò, ma che aiutano i frati a fare tanto bene in ogni parte del mondo: quanto è buono Dio! Che Lui stesso vi benedica.
Chidé.