La forza della Chiesa ferita del Vietnam
Pubblichiamo l’articolo/testimonianza di Giuseppe Buono, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, in seguito alla sua visita in Vietnam. Il ritratto che ne esce è quello di una comunità cristiana che, seppur oggi viva forti restrizioni alla libertà religiosa, è ricca di una fede vivace e di vocazioni fiorenti.
Lo scorso agosto sono stato in Vietnam. Ho incontrato una Chiesa coraggiosa e vitale, perseguitata per secoli ma ben radicata nella vita dei cristiani. Fecondata dal sangue dei martiri, questa comunità resiste al controllo del regime comunista. Proprio mentre arrivavo a Ho Chi Minh City, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà religiosa Heiner Bielefeldt concludeva la sua visita in Vietnam denunciando «gravi violazioni della libertà di religione o di credo». Su una popolazione di 89 milioni di abitanti, i cattolici sono sette milioni; i vescovi 44, i preti 4.050, i religiosi 18.424, i seminaristi 4.000, i catechisti 56.593 (statistiche del 2011). Nell’ambito geografico delle parrocchie e delle chiese sono permesse iniziative e celebrazioni, come quella commovente alla quale ho assistito al Centro mariano di Bai Dau Vung Tau, con la partecipazione di quasi trentamila cattolici, evento che si ripete il 13 di ogni mese in onore della Madonna, veneratissima dai cattolici vietnamiti. Fuori da questi ambiti non è permessa alcuna celebrazione. I missionari non possono entrare nel Paese come tali, ma sotto altri titoli: insegnanti, professionisti…
Nei rapporti diplomatici con la Santa Sede, solo il 18 giugno 2011 Papa Benedetto XVI nominò l’arcivescovo Leopoldo Girelli suo nunzio apostolico non residente per il Vietnam.I-ne-Khu (Ignazio) fu il primo missionario che nel 1533 predicò il Vangelo nella provincia di Nam Dinh (Tonchino), subito colpito da un editto di proscrizione. Ufficialmente la Chiesa vietnamita nasce il giorno di Pasqua del 1615 quando due gesuiti, il napoletano Francesco Buzzoni e il portoghese Diego Carvalho, approdarono a Tourane (Cocincina) e celebrarono la Messa con un gruppo di cristiani giapponesi esiliati dal loro Paese. Nel 1626 altri gesuiti arrivarono ad Hanoi e avviarono l’evangelizzazione del Tonchino. Il vero fondatore della Chiesa vietnamita è il gesuita francese Alessandro de Rhodes che giunse a Hué nel 1625. La sua genialità fu la trascrizione dei suoni della lingua parlata con le lettere dell’alfabeto latino al posto degli ideogrammi cinesi e l’iniziativa di evangelizzare i vietnamiti mediante i vietnamiti, fondando la Congregazione dei Catechisti.Nel 1659 vennero istituiti i vicariati apostolici del Tonchino e della Cocincina; nel 1670 si tenne il primo sinodo dei vescovi vietnamiti a Nam Din.
Durante l’800 i cristiani furono crudelmente perseguitati. Nel 1933 venne eletto il primo vescovo vietnamita di nascita.Con il ritiro definitivo della Francia dal Paese, il Vietnam venne diviso in due parti: il Nord sotto influenza comunista e il Sud sotto quella occidentale. I cristiani fuggirono in massa verso il Sud; emigrarono intere parrocchie e intere diocesi con i loro vescovi, mentre il regime comunista espulse tutti i missionari stranieri, chiuse i seminari e nazionalizzò le scuole. Nel 1976 il Vietnam venne riunificato sotto il dominio comunista.
La storia della Chiesa in Vietnam è ricca di martiri: circa 130.000, dalla prima ora ad oggi. Tra loro, 118 sono stati elevati all’onore degli altari. Come sempre il sangue dei martiri è il seme fecondo dei cristiani vietnamiti e soprattutto delle vocazioni al sacerdozio. Vi sono otto seminari regionali che formano più di undicimila seminaristi che, per ordinamento governativo, possono iniziare gli studi filosofici e teologici solo dopo aver conseguito un titolo universitario… Sono stato a Ho Chi Minh City (già Saigon), dove ho incontrato il cardinale arcivescovo emerito, poi il vescovo di Ba Ria e quello di Xuan Loc; ho parlato con religiose di diverse congregazioni; ai 350 seminaristi del seminario in Xuan Loc ho consegnato copia del quadro della Madonna del Rosario di Pompei e distribuito duecento rosari; ho assistito a una solenne concelebrazione presieduta da monsignor Din Duc Dao, con più di cinquanta cresime e l’inizio del cammino di preparazione al battesimo di altrettanti giovani neofiti; ho incontrato i bambini della scuola materna retta dalle Suore Amanti della Croce, la più antica congregazione religiosa presente in Vietnam…Dovunque una fede serena e impegnata, una preghiera dagli accenti dolcissimi, una venerazione commovente a Maria e – una scoperta per me – una grande devozione a san Giuseppe, patrono della Chiesa vietnamita.
L’arcivescovo di Ho Chi Minh City, monsignor Paul Bui Van Doc, che il 29 giugno ha ricevuto il Pallio da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, ha confermato che «una pastorale familiare attenta, la preghiera e la qualità della fede sono il segreto per tenere vive le vocazioni al sacerdozio in Vietnam». Una forte testimonianza in quest’anno che Papa Francesco, molto amato dai cattolici vietnamiti, ha voluto dedicare proprio alla realtà della famiglia, al centro del sinodo straordinario del mese scorso.