E’ la strada di chi parte ed arriva per partire

Parto con la speranza che la vera partenza, la vera missione sarà ritornare a casa e riuscire a guardare il mondo in modo diverso, di dare il giusto valore ai beni materiali ed agli eventi di ogni giorno, ringraziando il Signore dei doni che quotidianamente mi elargisce e non vedo.
Qualche anno fa, una quindicina all’incirca, avevo lo stesso desiderio che tra venti giorni diverrà realtà, partire per una missione in paesi lontani per poter cambiare il mondo con azioni eclatanti e per dimostrare a tutti che è solo questione di volontà, ma più che altro per dimostrare di essere più bravo degli altri.
Oggi invece provo a partire senza aspettative, senza illusioni e senza progetti particolari (curioso per un ingegnere…). Vorrei essere come un bambino alla scoperta del mondo, come una spugna che assorbe tutta l’acqua che può.
Voglio partire col cuore e la mente aperti all’incontro dei fratelli Africani, per condividere un pezzettino della loro vita e sentire che siamo figli dello stesso Dio e magari capire, all’ombra di baobab, che siamo entrambi sia poveri che fortunati in maniera diversa. Oppure più semplicemente per regalare e farmi regalare un sorriso inaspettato.
Non so se sarò in grado di fare queste piccole grandi cose, o se con le mie paure rovinerò tutto, spero però con tutto il cuore di non essere per loro un mondele (l’uomo bianco) ma di essere solo un uomo.
Credo che se riuscirò a far ciò questa esperienza, la parola “missione” per ora è ancora troppo grande, mi regalerà al ritorno a casa la forza di dar voce ai ragazzi di strada di Brazzaville.
Non parto da solo ma con mia moglie, Fernanda, l’arcobaleno della mia vita. Ciò significa avere motivazioni condivise ed elevate al quadrato, a partire dalla decisione di partecipare ai tre intensissimi incontri di Costano fino al fatidico mandato nella chiesa della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli.
Così grazie ai tre incontri di discernimento abbiamo maturato la consapevolezza che la nostra voglia di una vita più umana e non appiattata su valori materialistici, dell’apparire, del consumismo e spesso della banalità fossero una buona motivazione per accettare l’invito, ed al tempo stesso il dono, di recarci nella chiesa che è nel Congo.
Le nostre motivazioni non sono nate con gli incontri, piuttosto durante le catechesi e gli approfondimenti ci è stata offerta l’opportunità di guardarci dentro e di fare ordine nel marasma della vita quotidiana. Dopo quest’operazione di pulizia, ancora in corso, la nostra convinzione e motivazione ha resistito dimostrandosi per noi degna della decisione di partire per terre lontane, per il continente “nero” dove il colore della nostra pelle risalterà come un puntino bianco sulla lavagna.
Non è stata una scelta programmata piuttosto la voglia di cercare la strada che il Signore ci vuole indicare nel prendere coscienza del “non senso” di una vita spesa per cose futili e banali. Con ciò voglio dire che non abbiamo fatto un’operazione del tipo “voglio fare qualcosa di più Cristianamente profondo ed importante allora parto per una missione in Africa” piuttosto del tipo “speriamo che quest’esperienza ci possa aiutare ad essere migliori”.
Tutto questo percorso è iniziato casualmente ma non per caso, quando ci siamo ritrovati a portare in visita all’eremo delle carceri, in Assisi, due amici venuti da fuori. Nel corso della visita abbiamo trovato un volantino dei Frati minori dell’Umbria e della Sardegna che proponeva un percorso di fede con la possibilità di vivere un esperienza missionaria. Tanto ha voluto il caso che solo mesi dopo abbiamo saputo da Fra Manuel che quel volantino non doveva trovarsi lì.
Da questo piccolo grande evento i tre incontri di Costano ed il “superstar” di Rieti, durante i quali siamo stati aiutati a fare un percorso di discernimento tanto bello quanto faticoso, che ci ha portato ad accettare, vedi un po’ le coincidenze, nel week end del nostro sesto anniversario di matrimonio, il mandato missionario che ci sta per portare in Congo.
Mancano pochi giorni alla partenza ed il ritmo del mio cuore aumenta, forse per la paura più che per l’emozione, è tutto troppo surreale ma bello.
A Foligno la neve cade e monta incessante il delirio del “White Christmas” e della caccia al regalo, mentre noi prepariamo i bagagli per passare il Natale con i ragazzi di “Ndako ya bandeko”.
Spero di non lasciare a casa mani forti, cuore desto ed occhi trasparenti.
Antonio