Da Taldykorgan ad Almaty… la mano si allunga!
Con la nuova destinazione e i nuovi incarichi assegnati a fra Luca, anche il Progetto “Qua la mano” ha attraversato una fase di assestamento, per cercare di rispondere all’attuale situazione e alle nuove esigenze che si sono presentate.
Ecco a voi la versione aggiornata (la scheda completa è scaricabile qui).
Il progetto Qua la mano nasce nella parrocchia cattolica di Taldykorgan (per poi svilupparsi anche in quella di Almaty) a partire dalla consapevolezza delle condizioni di profondo disagio in cui vivono molte persone che abitano nei villaggi circostanti. I bambini sono tra i soggetti più colpiti e spesso non hanno un’istruzione a causa di scuole troppo distanti da casa o professori che non se ne prendono abbastanza cura. Le famiglie poi, a causa dell’estrema povertà, versano in condizioni molto difficili e sono impossibilitate a garantire ai figli un ambiente sereno dove vivere.
Il progetto nasce con la precisa volontà di offrire un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, ma anche a singole persone. Le attività che si vogliono realizzare consistono in visite domiciliari alle famiglie e nella collaborazione con esse per la gestione dei vari aspetti del loro quotidiano. Inoltre accompagnare le persone che si lasceranno aiutare nei percorsi di sviluppo, integrazione sociale, studio, lavoro e relazioni con le istituzioni statali, sanitarie e di altro genere.
Tutto questo vuole essere reso possibile mettendo al centro di ogni progetto la persona umana all’interno dei suoi legami più stretti (famiglia) ed estesi (comunità). Ogni persona e ogni comunità, infatti, rappresentano una risorsa potenziale che ha bisogno di essere valorizzata e apprezzata.
L’approccio può essere riassunto nel “fare con” le persone, partendo dal rapporto con coloro cui il progetto si rivolge e costruendo con esse una via percorribile di sviluppo umano. Qualsiasi progetto di sviluppo deve sostenere l’aggregazione di individui e comunità, riconoscendo e valorizzando l’associazione di corpi intermedi e di un tessuto sociale ricco di partecipazione e di corresponsabilità.
Il progetto ha molteplici obiettivi da realizzare, tutti volti al miglioramento delle condizioni di vita delle persone in difficoltà.
Obiettivo basilare è quello di aiutarle a prendere coscienza del loro essere persona umana a partire dai più elementari bisogni (pulizia personale, dell’abitazione, regole alimentari…).
Fondamentale, inoltre, è aiutarli a sanare e regolare le relazioni tra i membri della famiglia. Devono essere informati circa i diritti del cittadino ed educati ai doveri sia nei confronti della famiglia che dello Stato.
I volontari di Qua la mano collaborano alla ricerca di un lavoro che possa sostentare la famiglia ed educano all’amministrazione del denaro anche per mezzo di piccoli crediti, chiedendo, secondo le possibilità e i tempi, di restituire i soldi ricevuti per aiutare altri in difficoltà.
Ulteriore obiettivo è quello d’invitare le persone aiutate ad incontrarsi e relazionarsi con le persone che frequentano la Parrocchia in diverse attività (sport, doposcuola, lavori manuali…) per conoscere realtà diverse da quelle di provenienza e favorire l’integrazione sociale di categorie marginali. Ma l’aiuto è reciproco: i parrocchiani spesso sono assolutamente ignari dell’esistenza di persone così al limite del degrado e che invece, proprio per questo, possono aiutarli a rendere più attiva e concreta la loro fede.
I beneficiari sono persone in gravi difficoltà sociali ed economiche della zona di Taldykorgan, incontrate lungo il cammino o che vengono presentate man mano, con particolare attenzione ai minorenni specialmente se portatori di handicap. Giovani senza possibilità di costruirsi un futuro (istruzione e/o lavoro).
Dal 2016/17, inoltre, un numero crescente di famiglie di Almaty (inizialmente 10, ora ben 35) che, in collaborazione con il MASP (ONLUS di CL), cerchiamo di sostenere con un aiuto minimo mensile. Interessante è il fatto che in questo progetto siano coinvolti alcuni giovani che in passato hanno ricevuto da noi un aiuto e che ora, ormai avviati nel mondo del lavoro, aiutano noi nella distribuzione degli aiuti e nella visita alle famiglie.
Il progetto s’impegna quotidianamente nel cercare di rendere migliore la qualità della vita delle famiglie più in difficoltà. Lo fa educando i membri al rispetto e alla cura di se stessi e degli altri. Dalla cura personale al rapporto con le istituzioni e alla ricerca di un lavoro, i volontari del progetto permettono a queste persone, senza speranza e senza prospettive, di uscire dal loro isolamento sociale.
Questo crea un meccanismo positivo di maggiore fiducia in se stessi, negli altri e nel futuro. Le persone hanno la possibilità di avere un impiego e questo non può che avere ripercussioni concrete sull’economia locale. I bambini inoltre possono studiare e stare con altri della loro età facendo esperienza di amicizia e di crescita umana. I più giovani rappresentano il futuro e investire su di loro significa investire sulle possibilità di una comunità intera. Inoltre il progetto coinvolge un numero crescente di attori implicati sul campo, sia pubblici che privati, sia locali che internazionali, al fine di rispondere ai bisogni implicati.