CINA: rase al suolo altre due chiese
Avvenire del 20/09/2014 – In un solo giorno, i governi di tre province cinesi hanno ordinato la demolizione di due chiese cattoliche e la rimozione della croce dal tetto di una terza. Il clero locale denuncia che le strutture sono state demolite senza accordo con la comunità o non rispettando i piani prestabiliti. Questo – scrive Asianews – perché i luoghi di culto sorgevano su alcuni terreni scelti dai funzionari per un piano di sviluppo commerciale. Il parroco di una delle chiese distrutte, che ha cercato di fermare i bulldozer, è stato ammanettato e portato via dalla polizia.
La chiesa di Jinxi, nella provincia centrale dell’Hunan, è stata demolita lo scorso 15 settembre. La chiesa dedicata alla Vergine di Jingdezhen, nella provincia orientale del Jiangxi, è stata distrutta subito dopo la mezzanotte dello stesso giorno. La croce della chiesa di Jingtou, nella provincia meridionale del Zhejiang, è stata rimossa sempre il 15 settembre.
I racconti delle demolizioni, che hanno avuto inizio da truffe e rapimenti dei sacerdoti e dei custodi delle chiese, sono divenuti virali sui siti internet cattolici cinesi.
Da mesi è in atto in Cina una campagna di demolizione delle chiese cristiane. Epicentro di questa campagna è proprio la provincia del Zhejiang, dove circa un centinaio di chiese sono state distrutte o hanno subito la rimozione delle croci. Le autorità locali sostengono che i luoghi di culto violano gli standard edilizi, nonostante i piani di costruzione delle chiese siano stati tutti approvati dagli uffici competenti.
In realtà, la campagna è partita dopo che Xia Baolong, segretario del Partito del Zhejiang, all’inizio dell’anno ha compiuto un’ispezione e ha notato a Baiquan una chiesa con una croce che svettava in modo “troppo evidente” e offensivo alla vista. Vedendo poi in altre città una selva di croci nello skyline, ha dato ordine di “rettificare” quella visione. Da allora, demolire le croci, distruggere statue e radere al suolo chiese è divenuto l’impegno più cospicuo del Partito.
Monsignor Vincenzo Zhu Weifang di Wenzhou (Zhejiang) e i suoi sacerdoti della Chiesa ufficiale hanno denunciato il governo locale per questa campagna. In una lettera pastorale, diffusa lo scorso 30 luglio, il presule ha sottolineato che questa campagna “aumenta l’instabilità sociale. È vera persecuzione contro la fede cristiana”.