Camposcuola per Bimbi
Dal 18 al 23 giugno nella Parrocchia della Vergine Maria di Guadalupe a Taldykorgan si è tenuto il camposcuola per bambini il cui tema centrale è stato il “Padre nostro”.
Ad un primo sguardo il camposcuola non sembrava come quello degli scorsi anni a causa dell’età dei bambini, di età compresa tra 1 e 11 anni, e del fine, cioè l’educazione spirituale di così tenera età. Accanto a questo fine spirituale principale si è cercato anche di unire i genitori nell’unica famiglia parrocchiale relazionandosi durante il tempo del camposcuola. Questo fine è stato dato, si capisce, dal parroco fra Luca e dalla suore Emilia e Massimiliana. A noi è stato affidato il compito più semplice, ma non più leggero, visto che è stata la prima volta nella nostra vita (Banù, Iana e Jenia), di avere la responsabilità della vita e del tempo libero del non piccolo numero dei partecipanti. L’orario della giornata è stato alquanto pieno: preghiera della mattina, catechesi, attività per i più piccoli, un buon pranzo, gita all’acqua-park, giochi organizzati da noi, S. Messa nella quale abbiamo ascoltato una vitale omelia con esempi della Sacra Scrittura e della nostra vita quotidiana. Hanno servito la s. Messa, per la prima volta nella loro vita, il piccolo Sascia con Dima e Nikita e la cosa gli è così piaciuta che ancora continuano il servizio. Alla sera la cena dopo la quale abbiamo pregato il Rosario, programmazione del giorno seguente (questo per noi) e di seguito un interessante film sul tema della giornata. Addormentati i più piccoli grazie a p. Luca e a suor Emilia e Massimiliana, nella “casetta della gioventù” cala il silenzio. Per noi tempo di riposo e chiacchierate.
L’ultimo giorno è stato il più burrascoso con quiz, giochi, premi; divisi in gruppi, abbiamo condotto una gara in cui i bambini hanno felicemente dipinto le suore ispirandosi al film :“gli eroi”.
Dire esattamente cosa ha dato questo scampo scuola a ciascuno è difficile ma crediamo che ciascuno di noi ha ricevuto molto di più di quanto avrebbe potuto ricevere in altri luoghi dove avrebbe trovato solo divertimento, nulla di spirituale e senza uno fine particolare. Basta solo pensare alla sera del primo giorno quando uno dei più piccoli seduto vicino alla finestra con gli occhi pieni di lacrime e noi che scherzavamo con lui per cercare di distrarlo e all’ultima sera quando, lo stesso ragazzino con la sorellina, pienamente adattati alle pretese di un campo scuola spirituale, non volevano separarsi da noi.
Basta guardare ai cambiamenti in uno di questi piccoli per comprendere la necessità di questi campi per bambini e giovani. E forse, ancora una volta dobbiamo ringraziare il Signore per la nostra appartenenza alla Chiesa.
Banù, Iana, Jenia