Una “Pasqua incarnata”…mente corpo e…cuore
Un viaggio lungo… ma se riguardo indietro forse nemmeno tanto lungo, ma che cosa fa lungo il viaggio? Non solamente il tempo, a volte ci sono attimi che sembrano eterni, e durano cronometricamente un batter
di ciglia, ma si scrivono e si incidono in modo indelebile dentro di noi, tanto da non potere mai essere dimenticati, magari rimangono coperti solo da un po’ di polvere o cenere, che il Vento può da un momento all’altro spazzare via.
Ma finchè questo Vento non ci visita la cenere rimane e copre, nasconde… e tiene al caldo nella attesa piena di speranza di riprendere fuoco.
Il biglietto per il mio arrivo a Juba, come ogni biglietto aereo aveva una data di partenza, un orario di partenza, dei consigli… presentarsi almeno due ore prima per il check-in, una “gate”, un numero di volo, un check-in, uno scalo… un terminal di arrivo… e un costo… ma non aveva calcolato che il cuore… ha altri biglietti… altri orari, altre “gates”, altri check-in da fare… altri terminals… altri costi, altri orari di arrivo, a volte anticipa, a volte ritarda, e a volte non
arriva… Il mio biglietto diceva che sarei arrivato a Juba il 13 gennaio 2015 alle 11, 15 am terminal 1 (l’unico mi sembra di ricordare).
Sono arrivato il 13 gennaio, il mio corpo è arrivato puntuale, la mia mente sorvolava Juba e il Sud Sudan da mesi, anzi da anni, aspettando che i frati arrivassero anche li.
La mia mente come google Earth aveva già visitato Juba ma per poi riprendere subito il volo, girovagando un po’qua e là, il mio cuore invece non era ancora partito, credevo di averlo imbarcato con me, ma arrivato qui mi sono accorto che non c’era, era rimasto a terra, mi sa che non aveva ancora i “documenti in regola”. Per fortuna Qualcuno lo
ha imbarcato, ed è arrivato giovedì 2 aprile, almeno mi sembra, e per puro dono di Dio in un giorno speciale,
Giovedì santo, giorno tanto bello per noi sacerdoti, e per tutti spero, giorno nel quale riceviamo il dono dell’Eucarestia, il dono dell’amore di Dio che in Gesù si abbassa e ci lava e ci bacia i piedi chiedendo il permesso per amarci… e ci da la possibilità di amare come Lui, che mistero…
“Scusa ti posso amare?” Dio che chiede un permesso così “assurdo”… chi di noi non vorrebbe sentirsi amato, ma poi scopriamo quando sia difficile accogliere un amore così libero e che rende liberi, difficile da accogliere perché l’amore compromette, compromette sempre, anche quando lo riceviamo.
Non possiamo essere indifferenti ad un gesto d’amore, non s può, un giorno porterà comunque frutto.
Possiamo dire anche noi come Pietro di no a Gesù: “no, non farlo, TU non mi laverai mai i piedi, no mai, non a me!!”
Perché nell’amore c’è sempre un TU davanti a noi, un tu che diventa spesso un “tutti” e quindi “un nessuno”, “nessuno mi laverà mai i piedi, nessuno si prenderà cura di me…” e chissà dietro queste parole, quanta “pretesa di intelligenza”, “non ho bisogno, ce la faccio, … ma tu che vuoi… chi sei tu per toccarmi i piedi…ma che ne sai della mia
vita… non ne sono degno, non me lo merito” e chissà quanti altri “pensieri pazzi” ci abitano per dire di no a Dio… al suo amore silenzioso, silenzioso come il Suo mettersi in ginocchio e lavare i piedi, silenzio che viene rotto solo dal suono sommesso del bacio di chi ha paura di fare rumore e di svegliare la persona che ama, ma che non può trattenere.
Un gesto che non lascia indifferenti e anche i cuori più induriti (più delicati e feriti) si sciolgono davanti a qualcuno che chiede il permesso, si abbassa indifeso, lava i piedi, li asciuga e li bacia.
Giovedì giorno nel quale la Chiesa ricorda anche l’istituzione del sacerdozio… essere altri Gesù che dicono le Sue parole, che fanno i suoi gesti, che offrono la propria vita come ha fatto Lui, che amano “come” Lui ha amato i suoi figli e figlie… un cuore chiamato ad allargarsi, alla “misura del cuore Gesù”.
Un cuore che allargandosi, si allarga , si allarga… si allarga fino a “squarciarsi” come il velo del tempio durante la morte di Gesù sulla croce.
L’amore di Dio non può più essere nascosto, deve essere visto, visto anche con gli occhi del corpo come il cuore di Gesù sulla croce, un cuore squarciato che restituisce ancora tutto, sangue ed acqua, amore vita, tutto quello che aveva ricevuto dal Padre lo ridona a noi, a tutti, sia che siamo vicini sia che siamo lontani, questo non importa…
L’amore di Dio non guarda queste nostre distanze, “spreca”, rompe il vasetto come Maria a Betania, e dove non arriva l’unzione, arriva il profumo dell’unzione… per chiamarci… in modo più delicato ancora della parola… ed entrare in noi… perché non possiamo non respirare, noi possiamo essere lontani… ma non possiamo mai impedire a Lui di farsi vicino.
L’amore “sprecato”, dato con generosità, diventa dono per tutti, ringraziamento al Padre per il Suo amore e la Sua fedeltà e diventa dono per tutti, diventa Eucaristia.
La bellezza di quel giovedì santo e la preghiera di tante persone hanno aperto il cuore di Dio per farmi questo dono preparato e atteso anche da Lui e il mio cuore è “atterrato” a Juba, ora sta facendo i controlli 😉 .
Un regalo atteso anche da Dio… perché è così, attende anche chi fa il regalo, quanta preparazione e cura ci mettiamo quando noi facciamo un regalo a qualcuno che amiamo e quante domande: “gli piacerà, che faccia farà, che penserà…”, sarà così anche per Dio? Io penso di si, i regali vanno preparati anche quando li fa Dio 😉 .
Finalmente il mio cuore è atterrato giovedì santo poi il Triduo santo lo ho vissuto nella gioia, contemplando il coraggio amante di chi mi ama nel dolore, un amore che fa attraversare il dolore, che non lo sorvola, che non fa lo slalom, ma lo attraversa, ci passa in mezzo, con gli occhi fissi su chi ama, il Padre e noi-me e te, un amore che
si fida della fedeltà amorosa del Padre, il desiderio di mostrare il Suo amore per i suoi figli, per noi, senza sconti, fino alla fine.
Giovedì santo, venerdì santo, sabato santo, tre giorni o un giorno solo, dove siamo stati chiamati a contemplare, a stare, per accogliere un dono, IL DONO, la morte è vinta dalla fedeltà del Padre e dal Suo amore, una vita che non muore più, non per le nostre forze, non siamo noi che “ci risorgiamo”, noi “siamo stati risorti” da questo amore
fedele ed eterno.
Una Pasqua che non finisce più, perché non dipende da noi… è dono dell’amore di Dio, una Pasqua che la riceviamo in dono tutte le volte che ci fidiamo con amore, che attraversiamo le nostre tenebre, che viviamo la nostra vita credendo che Dio davvero è fedele, che Dio davvero non si dimentica di noi, che davvero “anche se una madre si
dimenticasse di suo figlio, LUI non si dimenticherò mai di lui, di noi,di me e di te”… e allora sarà sempre Lui che ci farà risorgere.
A noi che tante volte facciamo lo slalom per “non morire” e che dopo tanta fatica ci troviamo stanchi, tristi e senza vita, Dio ci chiede di vivere da risorti, di vivere nella fiducia amorosa che Dio è Padre e si prende cura davvero di noi, consegnarci a Lui, amare Lui e i fratelli, e Lui ci farà risorgere, ci farà vivere da risorti, e non ci farà mancare il Suo sostegno lungo il cammino, la sua misericordia.
Arrivato e atterrato finalmente a Juba, mente corpo e cuore, ora si apre il cammino per vivere da risorti dove sono e, per ognuno di noi dove siamo, impastati dalla realtà, con lo sguardo fisso a Lui.
Vi condivido queste tre foto, che a me ricordano la mia Pasqua qui a Juba, e che cosa è per me la Pasqua perché non deve essere un bel ricordo… ma un cammino nuovo che si apre, un nuovo modo di vivere.
Queste foto mi sono care, non solo come ricordo di questa mia prima Pasqua in Sud Sudan, ma come “memoriale” della Pasqua, una foto in particolare mi ha aperto il cuore ed è entrata in me, è una foto che ho scattato i giorni scorsi al campo profughi dopo un breve acquazzone, questa ragazza è per me il volto dell’ “incarnazione della “Pasqua”, perché la Pasqua deve essere incarnata in una morte se no non è una vera Pasqua, questi piedi sporchi di fango… impastati con la realtà e questo sorriso che apre alla bellezza lì dove si trova, una “vera” Pasqua… piedi che verranno lavati sempre dalla misericordia di Dio e dal Suo amore fedele.
Una Santà Pasqua a tutti un po’ in ritardo… ma la Pasqua… continua… e già guarda alla Pentecoste… quasi per paura di “perdere la Pasqua”…
Fra Marco