Nuove strade sterrate

Pace! “Yukan”!
Ovviamente la seconda parola è nella lingua locale della tribù nella quale vivo. La tribù si chiama “Bari” e non ha nulla a che vedere con la nostra città italiana di Bari e la lingua men che meno. -Il Bari è una “lingua nilotica”, tradotto … complicatissima!!! Qui a Juba (città di un milione di abitanti), la tribù Bari è la più numerosa, qui siamo nella “Bari land”, nella terra dei Bari anche se sono presenti anche altre tribù, Dinka , Nuer, Mundari, ecc…
Tanti mi hanno chiesto, nell’ordine: “come stai? Che cosa mangi? Dove vivi? Che tempo fa? Che cosa fai? Mandaci delle foto!!!!”. Piano piano risponderò alle domande, e saranno risposte passate e attraversate da ciò che vedo con i miei occhi e che sentono le mie orecchie… risposte “incarnate”. E dirò anche che cosa facciamo qui ma visto che lo sto scoprendo piano piano… risponderò piano piano 😉 .
Alle prima domanda la risposta è breve e semplice: Sto bene!
Alla seconda: “che cosa mangi?” […] la mia “dieta”(ma mangio ogni giorno tre volte al giorno) ha come base, fagioli e riso, a volte pasta, Chapati, carne (capra e pollo così mi hanno detto (!?)), verdura, e frutta locale; banane (il mio potassio è ok!!!!), mango, papaya, ananas…e…basta.
Una dieta semplice, per fortuna mi piace riso e fagioli, altrimenti sarebbe “complicato” stare qui…MANGIO e, se posso aggiungere, il mio stomaco sta benissimo.
Invece avevo pensato di condividere un aspetto che qui subito salta agli occhi… e poi al naso, all’udito, al tatto, al gusto… ecc… è la DIVERSITA’, diversità alla quale mi sono appena affacciato perché sono qui da poco, ma qui in una terra lontana, le “ovvietà” nelle quali ho vissuto in Italia, e che porto con me, sono più lampanti e balzano agli occhi e nel cuore con una forza maggiore… come il ragù di capra con i chiodi di garofano… un romagnolo capisce che risonanza può avere avuto in me questa”nuova ricetta”…e non c’è bisogno di aggiungere altro… se non che non era male!!!
Diceva qualcuno, che ognuno di noi ha una propria “valigia”, qualcosa che gli è stato dato in eredità in famiglia, dalle proprie esperienze, conoscenze, ferite, ecc…, che porta con sé e non sempre se ne accorge. In missione questa “valigia” è piena di “è ovvio, è così, è sempre stato così, si fa così” viene guardata e rovistata molto molto spesso perché la realtà parla “un’altra lingua”.
Per esempio se io vi chiedessi: “in Sud Sudan la guida è a destra o a sinistra?” Che risposta dareste?
strada polverosa-763462La risposta, che io darei aprendo la “mia valigia” sarebbe: si guida a destra, poi, guardando le auto, tutto si complica. Auto che si muovono come formiche che hanno trovato del miele, che si agitano e si muovono a destra e a sinistra velocemente, schivando pedoni e moto, o meglio moto e pedoni che schivano auto, perché vince il più “grosso”. Ma non si guidava a destra? Poi guardando un po’ più in basso e cioè la “strada” (altro concetto che meriterebbe una trattazione approfondita), quando uso la parola “strada”, giusto per capirci, non intendo qualcosa di asfaltato, con un manto omogeneo. Intendo solamente “un luogo sul quale transitano dei veicoli” e si capisce che la competenza richiesta ad un autista qui non è quella di conoscere i segnali stradali, di sapere dove è il freno, l’acceleratore, le frecce, ma quello di cercare di entrare nelle buche “più attraversate”, sì, entrare nelle buche, non se ne parla nemmeno di scansare le buche sarebbe impossibile, perché ci sono buche che in alcuni tratti diventano “rotaie”, rotaie profonde anche più di un metro.
Avete visto il video di Gazzè, Silvestri e Fabi, girato in Sud Sudan?
“Life is sweet”! Ecco lì c’è un assaggio di quello di cui parlo. Ma li è tutto bello: tir impantanati, persone che aiutano, sorrisi…Poi se vai con una jeep Toyota a celebrare la messa a 70 km da casa e magari rimani bloccato fino al finestrino (cosa già successa ad un nostro frate) che fai se non aspettare…aspetti, aspetti… aspetti che un camion passi e ti aiuti…e un camion passa sempre, sul quando dipende 😉 .
Ecco un piccolo esempio di “diversità” ma mi piaceva condividerlo, forse non è nemmeno il più affascinante, anzi non lo è. Parleremo altre volte delle incisioni che alcune tribù hanno, proprio per riconoscersi o per dire a chi appartengono e quindi di conseguenza chi non sono…Incisioni che qui in Sud Sudan, negli anni passati e in alcune parti anche oggi, sono pericolose perché: “se non sei dei nostri… allora sei un nemico”…Ma ne parleremo.
La diversità è un dato di fatto. Quanti di noi hanno sperimentato la bellezza di sentirsi figli di Dio, unici e amati… Ecco, una prima conseguenza pratica dell’essere unici è che siamo diversi, oggettivamente diversi. Qui lo si vede di più… per capire io qui sono quello bianco, qui direbbero “Kawaja” e non è proprio un complimento.
Vengono i bambini si avvicinano, ti accarezzano le braccia… e sicuramente pensano, che strano un uomo con i peli sulle braccia, sarà una scimmia??? Siamo unici e diversi, tutti siamo diversi, oggettivamente diversi, per storia, conoscenze, esperienza, sesso, capacità, carismi, doni, paure, fragilità, cultura, abitudini… abbiamo “valigie diverse” che portiamo con noi, e gli altri pure… valigie che consultiamo senza nemmeno rendercene conto e che ci fanno leggere la realtà in un certo modo che è un modo, il mio.
Già rendermi conto che ho dei filtri per leggere e capire la realtà è un dono grande, filtri che sono necessari, ci servono delle coordinate, ma che non devono fare confondere la realtà con il filtro. Puoi vedere una stella con il cannocchiale ma le stella non è dentro il cannocchiale anche se l’hai vista lì dentro!!!!
Quello che abbiamo imparato nella nostra vita pur essendo importante “va aggiornato” con la realtà, e con l’esperienza e con gli altri. Anche gli altri, ogni altro, è un dono per me nella sua diversità, nella sua a volte “difficile diversità”, difficile perché mi chiede di cambiare, di togliere “l’ovvio” che è in me, di disarmarmi…quante armature che non ci fanno camminare… Sarà per quello che Gesù “spogliò, svuotò se stesso…”? (cf Fil 2,7) .
[…] Con la nostra valigia forse dovremmo “Percorrere nuove strade sterrate…”, strade che magari non vorrei percorrere e dalle quali non vorrei passare…come quella magari del chiedere perdono a qualcuno […]. Fare passi significa fare scelte diverse, fuggire il male e fare il bene…oppure confermare le scelte di bene fatte…lasciare, perdere, ritrovare… incontrare… insomma camminare… uscire dalle proprie certezze… rovistare la propria “valigia” e dire… ma questa cosa mi serve… oppure oramai posso lasciarla l’ho portata per troppo tempo ed era pure pesante!!! Il cammino è una scelta… mia!!!! […] Abbi il coraggio e la fede\fiducia di cambiare strada se la strada che hai percorso fin’ora non ti ha portato a nulla… esci dalla rotonda e metti la freccia…. Parla con l’Autista!!!!
Strade sterrate, forse un po’polverose, forse un po’ meno sicure, ma a volte sono le uniche che ti portano al bene che desideri. Strade belle, sicure, facili non sempre e quasi mai… mai… hanno portato a una vita piena…Altrimenti chi ce lo farebbe fare a scegliere “strade sterrate”? […] Sono strade sterrate nelle quali il nostro Autista ha già camminato… dobbiamo “solo” seguirlo!!! Ma a questo punto sorge una domanda… ma ci sarà posto per tutti?
Se guardiamo la nostra auto concreta e siamo noi a guidare il libretto dell’auto dice 5 (almeno la nostra). L’autista , se è il frate, dice: “l’importante è che siate tutti a sedere”.
Le persone che vogliono essere caricate dicono: “quante ne vuoi (non quante ne puoi) basta che ci sia posto per me” (l’alternativa infatti sarebbe camminare per chilometri sotto il sole e quindi… caricami). E se ti ferma la polizia? Non importa… qui controllano tutto ma se sei anche in 15 tutto ok!!!! Basta saperlo!!!
Ma se l’autista è Dio… le cose cambiano… l’unico requisito è chiedere di entrare e lasciare ciò che non è bene fuori… il posto c’è per tutti!!!! […]

Nella prima foto fra Marco è insieme ad alcuni (più di cinque!!!!) passeggeri, dopo avere celebrato la messa
in una stazione missionaria… la foto è un po’ mossa… ora sapete il perché.
Nell’altra foto ecco una strada cittadina di pomeriggio. Si può intravedere un po’ di polvere. Visuale? 50 metri.

 

PER LEGGERE LA VERSIONE INTEGRALE: http://freddimarco.blogspot.it/2015/02/nuove-strade-sterrate.html