Fra Marco: “una risata, un sorriso e una soluzione”, riflessioni dal Sud Sudan

E “scoppiò” la risata di Joyce, la cuoca che ci aiuta per il pranzo. Una risata fragorosa, che spesso si sente in casa, una risata che mette allegria perché è sempre accompagnata da un sorriso luminoso.
Noi frati eravamo a tavola a mangiare e a un tratto sentiamo una risata, la risata di Joyce, una risata che noi tutti conosciamo, ma siamo incuriositi, che sarà successo? Andiamo a vedere subito e la sorpresa: Joyce che ha acceso il fuoco con alcune pietre e sta ultimando la cottura di alcune “chapati” (non se come si scrive e sicuramente non si scrive così… ma so come si mangiano e non è difficile 😉 )! La nostra cucina è molto semplice, un vecchio fornello Joyce1russo con le bombole a metano a tre fuochi, di cui ne funzionano solo due… E che era successo? Era finito il gas all’interno delle bombole della cucina! E Joyce che cosa ha fatto? Si è fatta una risata, ha trovato tre pietre in “giardino” (un giorno vi farò vedere il “giardino”), ha acceso il fuoco e ha continuato a cucinare, senza perdere tempo in chiacchiere, malumori accuse…senza sese fossi stata più attenta, se i frati avessero controllato… sese… Tutti se veri… ma che non avrebbero cotto le “chapati”. Tutto ciò mi ha fatto pensare alla facilità con cui ha risolto il problema, e quante volte invece ci può accadere di arenarci ai se… se avessi, se lui, se lei… e la vita non cambia, non “cammina”, non “si cuoce”. Chissà se fosse successo a noi? Che cosa avremmo pensato? Che cosa avremmo detto? Che avremmo fatto? Alla fine avremmo mangiato? Per rassicuravi… noi abbiamo mangiato!!!! Grazie a Joyce. Una risata, un sorriso e una soluzione trovata!!! Perché condividere questo con voi? Non per dirvi che mi piaccioni le\i “chapati” e nemmeno che abbiamo una brava cuoca che è pure simpatica. Ma perché questo fatto piccolo, possiamo dire, mi ha dato luce, su come superare le difficoltà. Tre parole che possono accompagnarci: una risata, un sorriso e una soluzione.
Una risata…[…] Farsi una risata è rompere il circolo vizioso della lamentela…dell’accusa…del giudizio…del perché a me? Del se lui, se lei , se loro, se io…se Dio…Farsi una risata è accogliere la vita, la realtà, così come è. Farsi una risata quindi non è ridere in modo spensierato, ma accogliere la realtà, sapere dire: “è così!”. Nelle prove dolorose sappiamo quanto è difficile dire: “è così!”. Ieri siamo stati a portare un po’ di cibo a 300 persone, sfollate, o meglio scappate, perché il loro villaggio è stato bruciato, e quindi hanno perso tutto, proprio tutto. Vedere le donne che con gli occhi tristi e il sorriso sulle labbra mentre pulivano i fagioli che la provvidenza gli aveva portato, questo è accogliere la realtà, la realtà amara e dolorosa, accogliere non è dire che è bella, che è giusta, è accoglierla e vivere. Questa ultima condivisione era per sottolineare che la “risata” di cui parlo non è una risata superficiale, non è una risata semplice da fare, è una risata a volte amara, molto amara, ma che permette di accogliere la realtà e quindi diventa una possibilità per continuare il cammino.
Un sorriso…È il sorriso della speranza, è il sorriso che da forza nel cammino, che permette di continuare a portare il peso della realtà, di chi sa che c’è Qualcuno che si prende cura, Qualcuno che ascolta il grido del suo popolo, dei suoi figli. E’ il sorriso di chi si scopre e si sente figlio e di chi decide di vivere da figlio, fidandosi del Padre, che presto o tardi arriverà e con la certezza che arriverà. Abbiamo bisogno di un sorriso che accompagni i nostri passi, e questo sorriso che illumina è la presenza di Dio in noi che accompagna e illumina il cammino, perché il sorriso illumina, ci sono sorrisi che li puoi vedere solamente con gli occhiali da sole ;-). Il sorriso è anche il sostegno che altri ti danno…accogliere un sorriso è accogliere anche uno sguardo nuovo su di noi, chi ti sorride ti restituisce la dignità, ti mette in una storia di salvezza, in una storia che non fugge la realtà ma ti dice…guarda chi ha già vissuto quello che hai vissuto tu e ha superato il problema…ed è felice. […] E una soluzione…E troverai una soluzione, perché la vita è concreta, i problemi sono concreti e così le soluzioni. Scriveva qualcuno che serve la sapienza del contadino, una sapienza che è tanto diversa dalla sapienza dell’intellettuale. L’intellettuale può permettersi di dire: “mi sono sbagliato, la mia ipotesi e la mia teoria erano sbagliate”. Il contadino non può dirlo, perché se sbaglia non mangia (e anche questo qui in Sud Sudan è una amara realtà). La soluzione deve essere concreta per il problema che viviamo, per quel singolo problema.
Il Sorriso ci permette di attraversare le fatiche e di trovare una soluzione, non le soluzioni a tutti i problemi, quello ci penseremo poi con calma, ma forse dobbiamo iniziare a risolvere un problema alla volta. Ci sono persone che per trovare “la soluzione perfetta”, la soluzione che risolve tutti i problemi, studiano una vita, e intanto… i problemi cambiano… La vita non ci aspetta, sia che siamo pronti, sia che non lo siamo le cose accadono. Una risata, un sorriso e una soluzione… Joyce ha fatto tutto questo in pochi secondi… forse la vita l’ha abituata a non perdersi in chiacchiere inutili… sarà fatta così… non lo so… ma se lo ha fatto lei… perché non possiamo farlo anche noi?

fra Marco Freddi, missionario in Sud Sudan

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