Don Andrea Santoro
Don Andrea Santoro nasce a Piverno nel 1945, terzo figlio di un muratore e di una casalinga e fratello minore di due sorelle. Entra in seminario nel 1958 e viene ordinato sacerdote il 18 ottobre 1970. Sin dall’ordinazione sacerdotale, Don Andrea esercita il suo ministero in realtà popolari della periferia di Roma dedicando la sua cura pastorale ai più piccoli e poveri.
Dopo il diploma al Pontificio Istituto di Studi Arabi, nel 1980 soggiorna per sei mesi in Oriente, dal settembre 1980 al febbraio 1981, ospite di istituti religiosi. Questo periodo in Medioriente, come testimoniato nel suo diario è un momento di grande riflessione; per Don Andrea capire e vivere ıl Medıo Orıente è capire meglio l’uomo e le sue contraddizioni, è un’esperienza per penetrare più profondamente il testo della Bibbia e vivere la fede alle sue origini.
Perché la Turchia? Don Andrea Santoro risponde così: “Da ragazzo il Signore mi ha concesso il desideriodi portare gli uomini a lui e di mettermi a loro servizio. Mi ha concesso di farlo in mille modi, servendosi della mia totale povertà e nonostante i miei ripetuti tradimenti. Dopo dieci anno di sacerdoziomi ha portato in Medio Orienteper un periodo di sei mesi, per un desiderio impellente che sentivo di silenzio, di preghiera, di contatto con la parola di Dio nei luoghi dove Gesù era passato. Lì ho ritrovato la freschezza della fede e la chiarezza del mio sacerdozio”
Dopo lunghi anni spesi a servizio di varie parrocchie della capitale, nel 2000 inizia a chiedere ai “cardinali vicari” di essere mandato in Medioriente come sacerdote fidei donum, dono della fede, supporto pastorale inviato dalla Chiesa (diocesi) di Roma, presso una Chiesa sorella in difficoltà (con minori risorse pastorali). In questo periodo Don Andrea fonda anche l’associazione “Finestra per il Medioriente” che, attraverso pubblicazioni, incontri e pellegrinaggi, favorisce lo scambio di esperienze tra Roma e la “culla” delle fedi.
Finalmente l’11 settembre 2000 Don Andrea raggiunge l’Anatolia, soggiornando dapprima a Urfa (antica Edessa) e in seguito (2003) a Trabzon (Trebisonda) affrontando l’urgente restauro della chiesa e dell’ex-convento dei cappuccini e cercando di restaurare anche il cimitero cristiano annesso, se pur con qualche difficoltà.
E’ proprio durante l’apertura della chiesa per accogliere chiunque desiderasse entrare, che Don Andrea trova il martirio il 5 febbraio 2005. Mentre si trovava in chiesa con il suo giovane aiutante turco, entrarono tre ragazzi che iniziarono a comportarsi con fare arrogante, una volta usciti, Don Andrea si mise a pregare ed invitò il suo aiutante a fare altrettanto. Proprio in quel momento rimane ucciso da due colpi di pistola inflitti da un giovane sedicenne il quale in seguito confessò di aver ucciso Don Santoro perché sconvolto dalle vignette satiriche su Maometto apparse mesi prima su un quotidiano danese e di recente salite alla ribalta nel mondo islamico.
La chiamata missionaria di Don Andrea Santoro fu quella di mettersi al servizio delle piccole e svantaggiate comunità cristiane della Turchia, ma soprattutto di entrare in comunione con i fratelli islamici di quella terra, favorire uno scambio di doni un tra il patrimonio cristiano e il patrimonio musulmano, instaurare un dialogo sincero e rispettoso e dare una testimonianza del proprio vivere e sentire cristiano.
Nella sua ultima lettera parla così: “Ringrazio Dio di quanti hanno aperto il loro cuore. Ma sia ancora più aperto e ancora più coraggioso. La mente sia aperta a capire, l’anima ad amare, la volontà a dire “si” alla chiamata. Aperti anche quando il Signore ci guida su strade di dolore e ci fa assaporare più la steppa che i fili d’erba. Il dolore vissuto con abbandono e la steppa attraversata con amore diventa cattedra di sapienza, fonte di ricchezza, grembo di fecondità.”
E in questo altro suo scritto troviamo una sintesi mirabile di cosa sia lo spirito missionario:
Io dico sempre:
«la fede è partire».
Senza la disponibilità
a partire non c’è la fede.
E partire vuol dire mettersi
in un cammino in cui Dio
sempre più ti si manifesta,
in cui tu sempre di più lo
incontri, sei da lui riempito e svuotato,
e sempre di più diventi una benedizione per gli altri.
La disponibilità a misurarsi
faccia a faccia in una
relazione con Dio, dove Lui
prende le redini della tua
vita, dove l’incertezza che
ti viene da Dio è preferibile alle certezze che vengono
da te”