Semplicemente esserci. Invio Giovani e missione 2014

092Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore,
per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo.
 I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso con un po’ di pan secco e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null’altro.

Racconti di un pellegrino russo

Alla fine dei vespri Santa Maria degli Angeli è immersa nel silenzio ed è tutta nostra: ci è stato donato l’immenso privilegio di rimanere in questo luogo santo dopo l’orario di chiusura.
Mentre gli ultimi pellegrini si affrettano all’uscita, una dopo l’altra si spengono le luci. Solo la Porziuncola resta illuminata. Veglia su di noi. Ci attende paziente.SAM_1790Infatti, dopo esserci concessi un lungo istante di raccoglimento in cui ognuno si è affidato silenziosamente al Padre, ci siamo riuniti al suo interno, abbiamo ascoltato la Parola e pregato insieme nella corale partecipazione che ha caratterizzato questi mesi.

Adesso, mentre il canto di invocazione allo Spirito riecheggia ancora da qualche parte in lontananza nella Basilica buia, sento pronunciare uno per uno i nomi dei miei compagni, li vedo avvicinarsi ai frati, ricevere la benedizione, il Tau ed il mandato missionario. Guardo i loro volti, oggi familiari, ma solo qualche mese fa estranei, illuminarsi di gioia nello scoprire la loro destinazione: Congo, Marocco, Bolivia, Terra Santa…

Molti di noi partiranno, altri invece sono stati chiamati a fare scelte diverse, a rimanere.
Ma ciò conta è che ognuno abbia trovato la propria strada e che per tutti sia iniziato un nuovo viaggio.
Non è infatti lo stare la più profonda e vera chiamata missionaria di un cristiano? Esserci dove manca la speranza, esserci dove manca la fede, esserci dove manca l’amore. E quindi ecco che sempre ed ovunque, tutti noi saremo missionari, dalle foreste equatoriali ai deserti africani, dalle metropoli ai paesini di campagna, in Italia come in ogni altra nazione, perché la missione è ovunque, e ovunque ci è chiesto di «annunciare a tutti il Vangelo, se necessario anche con parole» (San Francesco).

IMG_0414Sono passati quasi cinque mesi da quella piovosa sera di novembre in cui, con determinazione o magari un po’ inconsapevolmente, siamo giunti ad Assisi da regioni diverse e, addirittura, da paesi stranieri, ciascuno con le proprie motivazioni, con alle spalle la propria storia, ma accomunati dal desiderio di metterci in gioco per vivere la fede in un modo per alcuni forse noto, ma per i più sconosciuto.

Da quel momento è iniziato un lungo cammino, tutt’altro che facile, quasi un percorso ad ostacoli, pieno di rotte impreviste ed approdi inaspettati che ha portato alcuni di noi a capire di non essere ancora pronti, a fare un passo in dietro.

Con il passare dei giorni, durante le catechesi, i momenti di riflessione e quelli di condivisione, abbiamo assistito al doloroso sgretolarsi delle nostre certezze e, soprattutto, di quell’intima convinzione di voler diventare gli aspiranti salvatori di un mondo che lascia indietro gli ultimi e gli oppressi.

053Tuttavia, mentre ci scontravamo con la realtà, abbiamo visto fiorire in noi una nuova consapevolezza, abbiamo posto l’orecchio in ascolto di quel lontano eco, di quella chiamata che da battezzati avevamo ricevuto molti anni prima, e alla quale abbiamo risposto riconfermando il nostro sì.

«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»: e così tra le mura della casa di Costano, accompagnati da mani salde e piedi lesti, accuditi dalle affettuose attenzioni di due donne eccezionali – tra risate, giochi, canti e preghiere-, vivendo con gioia e in fraternità, abbiamo imparato a conoscerci, a scoprirci simili nelle nostre diversità, ma anche unici nelle nostre peculiarità, sempre uniti nel Suo nome, sempre sotto la Sua amorevole presenza.

Il percorso a tappe, che in questo tempo prezioso ci ha trasformato da vagabondi a pellegrini, ha destato i nostri cuori, ha riempito i nostri zaini, è solo l’inizio di un cammino.

Ebbene, questa sera, mentre guardo i miei compagni ricevere il mandato e scopro la destinazione del mio viaggio, realizzo che il cammino intrapreso ci ha portato tra le mura di questa antica chiesetta, da dove tanti prima di noi sono partiti e altri dopo di noi partiranno, per ricevere la grazia di sentirci davvero parte di quella Chiesa Missionaria che ci chiede semplicemente di essere testimoni dell’amore di Cristo in ogni luogo e in ogni tempo.

Laura Trevisan