Sara: “Impossibile non mettersi nelle mani di Dio”
Vi invitiamo calorosamente a leggere le riflessioni di Sara, alla vigilia della sua partenza come missionaria in Marocco…
Sono Sara, ho 22 anni.
Oggi è il 22 giugno.
Oggi mi rendo conto che fra 13 giorni parto.
Direzione Marocco.
Ripenso spesso a questo anno, al corso fatto a Costano. Sono successe davvero grandi cose.
Se penso alla me di un annetto fa mi vedo una persona molto, fino troppo, concreta. Mille cose da fare, un organizzazione frenetica. Il mio stesso modo di amare passava attraverso l’aiuto fattivo che potevo dare. Non ero io nella relazione ma quello che facevo che dettava la qualità del rapporto. Ero convinta che fosse il mio personale modo di amare. Esserci, sempre per tutto e per tutti.
Da qui parte l’idea di andare in missione. Non ho mai pensato che avrei salvato il mondo, ma forse in modo anche un po’ egoistico (che con la missione ha davvero poco a che vedere), ho sempre saputo che sarei partita per me stessa. Partire per curare il mio modo di amare. Quello che è successo nel corso è stato bello perché ha cambiato totalmente la prospettiva dalla quale guardavo questo “lavoro da fare”. All’inizio era qualcosa che avrei fatto e affrontato per cercare di ritenermi degna di stare di fronte a Dio. Degna secondo i miei canoni, che presto ho scoperto non essere assolutamente quelli del Padre. Come se il modo di espiare tutte le brutture della mia vita fosse mettermi li di buzzo bono e combattere contro me stessa, forzarmi e cambiarmi per un Dio che io credevo, si aspettasse questo da me. Invece nei giorni del corso attraverso la prova e anche il dolore, dovuti ad una lettura forse per la prima volta vera e quindi inaccettabile di me stessa, sono stata messa davanti alla vera richiesta di Dio: lasciarsi amare gratuitamente, proprio come un padre ama un figlio. E mi ama tutta, proprio tutta me. Soprattutto quelle ombre che io non voglio vedere. Che non voglio accettare. Anzi, Lui sarebbe ben contento di poter usare le mie piccolezze e le mie storture, le mie crepe, per farci passare attraverso la sua luce. Non c’è da essere degni ma da stare con il Padre, da lasciarsi attraversare.
All’ultimo incontro, mi è stata donata questa bellissima Parola:
“Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.” -Seconda lettera ai Corinzi 4,7-
Ecco cos’è oggi per me partire missionaria. La voglia di cercare per la prima volta, forse, di affidarmi pienamente a Lui. Nella voglia di donare il tuo incontro ad altri ma con mezzi che non conosci, con una lingua che non parli, immersa in una cultura che probabilmente non comprenderai, attraverso dei gesti da imparare, con delle motivazioni tutte nuove. Impossibile stare in tutto questo da soli. Impossibile non mettersi nelle mani di Dio, che passerà attraverso il mio compagno di viaggio, Daniele, attraverso i missionari che incontreremo e soprattutto attraverso gli occhi delle persone che conosceremo.
So poco il francese.
Non ho abilità particolari
Soffro il caldo.
Tra tredici giorni parto per il Marocco.
Sara