Notizie da P. Adolfo
Finalmente di ritorno.
Oggi pomeriggio, dopo due settimane, C. e R. sono rientrati a casa a Makabandilou.
Riassumo in breve: C. accusava forti dolori al ventre da diverso tempo e dopo controlli, cure e verifiche varie, si è scoperto che aveva dei grossi calcoli al rene sinistro (cinque per la precisione di cui uno di tre cm).
A questo punto bisognava intervenire ma a Brazzaville, per quanto abbiamo cercato, girato e – certamente – pagato, niente di fatto. Dopo tre mesi eravamo al punto di partenza. I dottori non possono operare perché mancano delle sonde. Almeno così dicono.
Ci mettono in lista di attesa. Ogni tanto ci chiamano, ci dicono che è imminente, ci fanno fare le visite con gli anestesisti, ci fanno comprare le medicine che serviranno in ospedale, ma poi… aspetta e aspetta.
Siccome la situazione peggiorava, abbiamo colto l’occasione tramite una suora che andava a Kinshasa per sapere se lì fosse stato possibile.
E così è stato. Abbiamo preso i primi accordi, scambiato alcune informazioni…
Intanto da qualche tempo, i frati di Makoua ci hanno mandato una bambina di 11 anni che aveva apparentemente gli stessi sintomi di C.
R. (il nome della bambina) ha fatto la stessa trafila di C., arrivando anche lei a un passo da quel dunque che non aveva mai seguito… allora abbiamo fatto le pratiche per tutti e due e senza portarla troppo alla lunga, alla fine entrambi sono stati operati a Kinshasa e sono felicemente rientrati oggi pomeriggio.
A entrambi hanno dovuto asportare un rene.
Tutto è comunque andato per il meglio. Adesso riposo per un mese e controllo ad Aprile.
Questo giro ci è stato possibile grazie a quanti ci hanno aiutato. E a quanti ancora ci stanno aiutando per mettere insieme le spese sostenute. È costato parecchio, ma almeno ne è valsa la pena.
Unica nota dolente: penso a quanti ancora stanno aspettando in lista d’attesa in realtà inutilmente… con patologie che poi diventeranno croniche.
Adesso lascio che i nostri amici possano dire due parole:
Ciao, mi chiamo C. e ho 16 anni. Sono in 4° (il primo anno delle nostre superiori).
Mia madre si chiama J. e mio padre C. Ho un fratellino che si chiama G. e una sorellina, E.
Mio padre e mia madre sono separati da tanto tempo e la mamma aveva deciso di lasciare il villaggio e partire con noi figli a Brazzaville dove lei ha cominciato a fare un po’ di piccolo commercio che però a un certo punto non ha più funzionato come prima per questo io e mio fratello ci siamo ritrovati per strada.
Dopo qualche mese vissuto così per strada, abbiamo incontrato l’educatore di un centro che aiuta i ragazzi di strada e dopo qualche settimana che ci ha incontrato e aiutato così dove eravamo, ci ha portati al centro.
Siamo arrivati qui nel 2009, io e mio fratello, accolti da p. Adolfo, dei frati francescani e da allora io vivo in una nuova famiglia.
L’anno successivo il padre ci ha iscritti a una scuola che abbiamo frequentato per due anni finché poi, raggiunto un certo livello, ci ha inseriti in una scuola cattolica, gestita dai frati francescani, che frequentiamo fino ad oggi.
Durante l’anno scolastico passato ho cominciato ad avere un problema che si manifestava con dei dolori frequenti alla pancia. Anche durate le vacanze questo dolore ha continuato al punto che una sera, durante la preghiera, gli altri sono usciti dalla cappella ma io sono rimasto perché non riuscivo ad alzarmi tanto forti erano i dolori. Sentivo caldo e il cuore che mi batteva forte e poi vertigini così che sono caduto per terra.
Dopodiché il padre mi ha chiamato a parte e mi ha chiesto cosa sentivo e dove avevo i dolori. Il giorno dopo mi ha portato all’ospedale e ho fatto l’ecografia dell’apparato urinario e il dottore ci ha detto che il rene sinistro aveva un problema.
Ci ha mandato in un altro ospedale da un urologo il quale mi ha chiesto di fare degli esami che hanno preso praticamente un mese.
Infine mi ha detto che soffro di calcoli renali ed erano questi che mi davano i dolori e gli altri problemi e che dovevo essere operato il più presto possibile.
Ma malgrado gli ospedali contattati e i medici e le liste d’attesa, qui a Brazzaville non abbiamo avuto molta fortuna: per più di tre mesi senza una soluzione e i dottori che dicevano che non c’erano sonde e dunque bisognava aspettare e intanto io soffrivo.
Allora il padre ha deciso che io dovevo partire per Kinshasa per fare l’intervento.
Siamo partiti una prima volta per dei controlli: ciò che il dottore di Brazzaville diceva era vero e lo hanno confermato. Così siamo rientrati, e abbiamo passato le feste di Natale a casa. Dopo le feste, ci hanno chiamato e siamo partiti il 5 gennaio. Siamo arrivati a Kinshasa alle 17, ci hanno dato una camera e l’indomani mattina abbiamo cominciato altri test. Giovedì verso le 9, mi chiamano in sala operatoria e mi dicono che cominciano subito con me, perché eravamo in due, io e una bambina che soffriva anche lei ai reni, si chiama R.
Mi hanno fatto l’anestesia e mi sono svegliato nel tardo pomeriggio senza sapere che tutto era già passato e la suora che ci ha accompagnato mi ha detto che tutto era andato bene e che mi avevano tolto i calcoli e io ero felice.
Il giorno dopo è stato il turno di R. e ci avevano già detto che le avrebbero tolto il rene destro.
Dopo una decina di giorni ci hanno tolto la sutura. L’ultimo giorno abbiamo sistemato la valigia per partire. La suora è partita nell’ufficio del primario per prendere il rapporto medico e quando è uscita e che gli altri erano già fuori, mi ha detto che mi avevano tolto anche a me il rene ma che non c’era nulla da temere perché un rene funziona come due basta solo bere molta acqua. Sono rimasto un po’ in silenzio perché pensavo tutto questo tempo che mi avessero tolto solo i calcoli. Allora il dottore mi ha spiegato che il rene non funzionava più perché questa malattia me la portavo dietro da tanto tempo anche se non lo sapevo e i calcoli con il tempo hanno rovinato il rene.
Ero praticamente mezzo morto ma grazie a voi oggi mi sento bene e in forma.
Io non avrei mai avuto i mezzi per fare questa operazione ma grazie a voi ho potuto essere operato. Grazie perché so che siete tante persone che ci aiutate anche se non vi conosciamo. Le nostre stesse famiglie non avrebbero mai potuto aiutarci in questo modo.
È un grande segno d’amore, non credo che lo dimenticherò mai. Come non ho nulla per ricompensarvi, sappiate che vi porterò sempre nella mia preghiera.
Quando ero per strada vivevo una vita senza scopo: voi me lo avete dato. Oggi questo scopo è la scuola e la mia formazione.
Grazie infinitamente.
C.