Un Sinodo per l’Amazzonia

«Una regione meravigliosa, dove la foresta custodisce l’acqua e l’acqua custodisce la foresta e dove i popoli originari custodivano e custodiscono la preservazione di questo santuario della natura». Così ha definito l’Amazzonia il cardinale brasiliano dom Claudio Hummes, presidente della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), creata nel settembre 2014 per coordinare gli sforzi di vescovi, sacerdoti, laici, missionarie e missionari nella costruzione di una Chiesa dal volto amazzonico. Lo scorso anno Papa Francesco ha annunciato un Sinodo speciale per “il polmone verde del pianeta”, da tenersi a Roma nell’ottobre del 2019. Ma l’Amazzonia è anche un luogo dove la biodiversità della natura va di pari passo con quella umana, incarnata dai 390 popoli che la abitano. A loro si è rivolto direttamente Francesco durante la sua visita in Perù lo scorso 19 gennaio. Nella città amazzonica di Puerto Maldonado, scelta come prima tappa del viaggio nel Paese latinoamericano, il Pontefice ha salutato tutti i 22 popoli indigeni presenti definendoli i rappresentanti del «volto plurale» dell’Amazzonia, «un volto di un’infinita varietà e di un’enorme ricchezza biologica, culturale, spirituale». E proprio qui, a Puerto Maldonado, dopo il suo discorso, ha avviato il percorso verso il Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica, partecipando di persona alla prima riunione del consiglio pre-sinodale.

 

Tratto da “Amazzonia pronti per il Sinodo”, di Emanuela Citterio,

https://www.mondoemissione.it/america-latina/amazzonia-pronti-sinodo/

GPIC – Rapporto Onu: peggiorata la situazione dei diritti umani in Iran

(notizia riportata da AsiaNews) – La situazione dei diritti umani in Iran è peggiorata dal 2013, quando è stato eletto presidente Hassan Rouhani. L’ha sostenuto il relatore speciale per l’Iran dell’Onu, Ahmed Shaheed, prima di presentare il suo rapporto al Consiglio per i diritti umani.
Incontrando i giornalisti, Shaheed ha evidenziato in particolare l’aumento delle esecuzioni capitali e gli arresti di giornalisti e attivisti per i diritti umani. Ha anche affermato che una nuova legge attualmente in discussione rischia di aggravare i problemi di discriminazione nei confronti di donne e minoranze.
Nel rapporto si legge che solo nell’ultimo anno in Iran sono state messe a morte 753 persone, tra le quali 25 donne e 13 minorenni – il numero più alto in 12 anni – e che dall’inizio di quest’anno sono già state 252 i giustiziati. “L’Iran – ha concluso in proposito – continua a mettere a morte più individui in percentuale di qualsiasi altro Paese al mondo”.
L’esperto delle Nazioni Unite ha anche lamentato che le autorità iraniane “continuano a perseguitare, arrestare, processare e imprigionare molti membri della società che esprimono critiche nei confronti del governo o sai discostano pubblicamente dalle vicende come sono riferite ufficialmente”. I giornalisti, allo stesso modo di attivisti, avvocati e oppositori politici, ha evidenziato, sono sempre accusati di aver violato una serie di leggi sulla sicurezza nazionale, compresa la propaganda contro il sistema, e di aver offeso i capi del governo.

GPIC – I cambiamenti climatici minacciano la sicurezza alimentare

L’accelerazione dei cambiamenti climatici e il loro impatto sulla produzione agricola comporterà grandi trasformazioni sociali nei prossimi anni per nutrire una popolazione mondiale in crescita.
È l’allarme degli ricercatori riuniti a Madrid per la conferenza scientifica annuale della American Association for the Advancement of Science (Aaas), secondo i quali la produzione alimentare dovrà raddoppiare nei prossimi 35 anni per nutrire una popolazione mondiale di 9 miliardi di persone stimate nel 2050, rispetto ai 7 miliardi di oggi.
Nutrire il mondo “comporterà alcune modifiche in termini di minimizzazione del fattore climatico” ha detto, fra gli altri, il direttore del Laboratorio nazionale per l’Agricoltura e l’Ambiente statunitense, Jerry Hatfield. Le variazioni nelle formazioni piogge, la crescente siccità e l’aumento delle temperature influenzano in modo rilevante i raccolti di cereali che sarà necessario adottare ulteriori misure: “Se si valuta la produzione dal 2000 al 2050, in pratica dovremmo produrre la stessa quantità di cibo prodotto negli ultimi 500 anni” ha detto l’esperto.
Tuttavia, come sottolineato scienziati, i livelli e i sistemi di uso del suolo e la produttività continueranno a danneggiare le terre.
Secondo il presidente del Centro per la conservazione biologica della Stanford University, Paul Ehrlich, il cambiamento climatico sta accelerando a un tasso talmente rapido che esseri umani si troveranno presto ad affrontare una situazione finora sconosciuta. Il problema, ha detto, andrebbe affrontato attraverso “un vero cambiamento sociale e culturale di tutto il pianeta (…) Se avessimo tempo 1000 anni per risolverlo sarei molto tranquillo, ma non possiamo tardare oltre 10-20 anni”.

Fonte MISNA

12 febbraio: Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato

Oggi anche in Italia si celebra la Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato (www.bambinisoldato.it) sostenuta dalla Coalizione Italiana Stop all’Uso dei Bambini Soldato che raccoglie varie organizzazioni quali Alisei, Cocis, Coopi, Intersos, Save the Children Italia, Telefono Azzurro, Terre des Hommes italia, e Unicef italia.

Sono 153 gli Stati che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sul coinvolgimento di minori nei conflitti armati. I dati resi noti sono più che allarmanti perché si tratta di oltre 250.000 bambini e adolescenti utilizzati in guerre, principalmente in Siria, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Myanmar, Filippine, Yemen, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Costa d’Avorio, Libia.

I bambini e adolescenti usati nelle guerre sono per la maggioranza sopravvissuti ai massacri delle loro famiglie o addirittura rapiti dai loro villaggi. Vengono usati come scudi umani o spie, per il trasporto dei rifornimenti o per combattere. Una piaga che sta minando psicologicamente intere future generazioni. In questo dramma sono coinvolte anche moltissime bambine, spesso abusate e rese schiave sessuali. Spesso sono costretti ad assumere droghe per renderli sottomessi.

Oggi sono 22 gli Stati che utilizzano minori nelle guerre.

via Caritas Diocesana Veronese

Si celebra oggi la prima Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone

Pregare e riflettere contro la tratta delle persone: questo l’obiettivo della Prima Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, in programma oggi, sul tema: “Accendi una luce contro la tratta”.
La Giornata, che si celebra nel giorno della festa di Santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana, canonizzata nel Duemila; è promossa dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei Superiori/e Generali (UISG e USG), e patrocinata dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Le ultime stime pubblicate dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) nel 2014 affermano che nel mondo ci sono circa 21 milioni di persone in situazione di traffico di persone, e si stima che ogni anno vengano trafficate da 700.000 a 2 milioni di persone.
In sintesi la giornata può essere riassunta così:
Pregare e Riflettere per:
– vedere meglio il cammino da percorre insieme,
– rischiarare il buio causato da tutto ciò che sfrutta la vita per fini di lucro,
– ridare speranza a chi vivie il dramma della tratta, perché scopre di non essere solo,
– trasformare mente e cuore, rompendo la crosta di superficialità e indifferenza che ci impedisce di riconoscere l’altra persona come fratello e sorella
– ritrovare la forza di un’azione collettiva,
– riconoscere e rimuovere le cause che sostengono la tratta di persone in tutte le sue modalità
– sostenere il nostro impegno a favore della libertà e della dignità della persona,
– vivere la mistica e la profezia dell’azione di Dio nella storia.

FONTI: Agenzia Fides e Avvenire

INDIA – Cinque cristiani uccisi e 300 sacerdoti aggrediti: Rapporto sulla persecuzione nel 2014

New Delhi (Agenzia Fides) – Sono 5 i cristiani, tra i quali un bambino di 11 anni, uccisi dall’odio religioso in India nel 2014. Insieme con loro, oltre 300 fra sacerdoti, Pastori e leader delle comunità cristiane sono stati aggrediti, percossi e feriti. Tra le vittime di violenze vi sono, poi, più di 2.000 fra donne e bambini cristiani. Gli autori sono i gruppi estremisti indù. Sono le cifre che danno il quadro della violenze sui cristiani indiani, avvenute lo scorso anno e contenute nel “2014 Persecution Report”, diffuso dall’organizzazione cattolica “Catholic Secular Forum”, grazie a fonti, documenti e testimonianze raccolte nella rete delle organizzazioni cristiane indiane. “Questo elenco è solo indicativo e non esaustivo”, precisa a Fides Joseph Dias, laico cattolico, responsabile del CSF.
Christian-persecution-IndiaNel Rapporto, si nota che attualmente è il Chhattisgarh lo stato indiano in cui “è più pericoloso essere un cristiano”, dato che è il territorio in cui si registra il picco di violenza. Il Rapporto è stato inviato anche al Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, Presidente della Conferenza episcopale indiana dei Vescovi di rito latino, e responsabile di turno della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia.
Il Rapporto nota che nel 2014 si è registrato in India “almeno un incidente al giorno”, in cui persone, luoghi o leader cristiani abbiano subito violenza. Gli stati in cui gli abusi sono più diffusi sono Chhattisgarh, seguito da Maharashtra, Madhya Pradesh, Uttar Paradeshm, Karnataka, Kerala e Orissa ma, in forma meno estesa, sono coinvolti anche altri stati dell’Unione. Gli episodi censiti sono in totale oltre 7.000, da quelli più gravi (i 5 omicidi) a quelli in cui sono rimaste coinvolte oltre 1.600 donne, molte molestate e violentate, e 500 bambini.
Fra le cause e gli attori della violenza il Rapporto cita i gruppi estremisti indù come “Rashtriya Swayamsevak Sangh” (RSS, “Corpo nazionale dei volontari”) che si conferma la maggiore Ong esistente in India, promotrice di una ideologia nazionalista indù che vorrebbe eliminare dal paese le minoranze religiose. Secondo il testo inviato a Fides, il RSS registra una costante crescita anche grazie alla nuova stagione politica che vede il partito “Baratiya Janata Party” al potere nell’Unione, con il premier Narendra Modi: se nel 2013 sono nate 2000 nuove tra sezioni e cellule locali del RSS, nel 2014 ne sono nate oltre 5.000, per un totale di oltre 5 milioni di membri attivi. Il RSS ha preso possesso di 60 chiese, sconsacrandole e trasformandole in proprie basi.
Il documento solleva anche il problema della complicità delle istituzioni: “Spesso la polizia rifiuta di registrare atti di violenza anticristiana come tali e anche i mass-media tendono a ignorare gli abusi, non riportando le notizie”. In altri casi la persecuzione non viene alla luce perché le vittime hanno paura di essere uccise e non denunciano le violenze. In pochi casi gli abusi sono giustificati da cause diverse dall’odio religioso, come malattia mentale, ubriachezza, rapina.

Tra i cinque morti, si ricorda un ragazzo di 11 anni, Govind Kuram Korram, sequestrato e lasciato morire di fame e di stenti in Chhattisgarh da suo zio, che si opponeva al fatto che la famiglia del ragazzo fosse divenuta cristiana. Il Pastore protestante Sanjeevulu è stato accoltellato in Andhra Pradesh. Un laico cristiano è stato ucciso in Orissa dopo il rifiuto di riconvertirsi all’induismo, mentre i coniugi Dominic (45 anni) e Christina (35 anni) Bhutia, convertitisi dal buddismo al cristianesimo in Bengala Occidentale, sono stati assassinati sotto gli occhi della figlia dodicenne.

GPIC – Nel 2016 l’1% della popolazione mondiale sarà più ricco del 99%

Pubblicato dall’OXFAM uno studio dove si rende noto che nel 2016 il patrimonio dell’1% fra i più ricchi supererà quello del 99% restante.

(Agenzia MISNA del 19/01/2015) – Il prossimo anno, il patrimonio accumulato dall’1% dei i più ricchi supererà quello posseduto dal restante 99%. Lo dichiara l’organizzazione non governativa Oxfam in uno studio pubblicato oggi in vista della riunione annuale del Forum economico mondiale di Davos. Winnie Byanyima, direttore esecutivo dell’organizzazione, ha avvertito che l’esplosione delle disuguaglianze frena la lotta contro la povertà nel mondo in un momento in cui una su 9 persone non hanno abbastanza da mangiare e più di un miliardo persone vivono ancora con meno di 1,25 dollari al giorno. Byanyima ha detto che userà la sua posizione a Davos per chiedere misure urgenti per arginare questa marea di disuguaglianza, partendo da un giro di vite sull’evasione fiscale da parte delle imprese e spingendo per il progresso verso un accordo globale sui cambiamenti climatici.

Il documento pubblicato mostra che i più ricchi dell’ 1% hanno visto la loro quota di aumento globale della ricchezza dal 44% nel 2009 e del 48% nel 2014 e se continuerà di questo passo sarà più del 50% nel 2016. I membri di questa élite globale ha avuto una ricchezza media di 2,7 milioni di dollari per ogni adulto nel 2014. Del restante 52% della ricchezza mondiale, quasi tutto, il 46%, è in mano al 20% del resto della popolazione mondiale, un po’ meno ricca,ma non abbastanza per entrare nella prima categoria. Il rimanente 79% della popolazione mondiale si spartisce solo le briciole: il 5,5% della ricchezza mondiale, con un reddito medio di 3.331 euro l’anno.

“Vogliamo davvero vivere in un mondo dove l’1% possiede più del resto di tutti noi? La scala della disuguaglianza globale è semplicemente sconcertante. L’agenda globale, il divario tra i più ricchi e il resto si sta allargando velocemente” ha dichiarato Byanyima, aggiungendo che negli ultimi 12 mesi abbiamo visto i leader mondiali, dal Presidente Obama a Christine Lagarde, a discutere di disuguaglianza estrema, ma siamo ancora in attesa di vedere delle possibili scelte. E ‘tempo che i nostri leader rimuovano i potenti interessi che ostacolano la creazione di un mondo più giusto e più prospero.

“La disuguaglianza estrema non è solo un male morale. Essa mina la crescita economica e minaccia la linea di fondo del settore privato. Tutti coloro che si radunano a Davos e che vogliono un mondo stabile e prospero dovrebbe affrontare la disuguaglianza come una priorità assoluta” ha detto Lady Lynn Forester de Rothschild, Amministratore Delegato di EL Rothschild e presidente della Coalizione per Capitalismo Inclusivo, parlando all’università di Oxford in un dibattito sulla disuguaglianza.

Oxfam chiede ai governi di adottare un piano in sette punti per affrontare la disuguaglianza: reprimere l’evasione fiscale delle imprese e delle persone ricche; investire in servizi pubblici gratuiti, come la sanità e l’istruzione; condividere la pressione fiscale in modo più equo spostando la tassazione del lavoro e di consumo verso il capitale e della ricchezza; introdurre salari minimi e muoversi verso un salario di sussistenza per tutti i lavoratori; introdurre legislazioni sulla parità retributiva e promuovere politiche economiche per dare alle donne un trattamento equo; garantire adeguate reti di sicurezza per i più poveri, tra cui un reddito minimo garantito e concordare un obiettivo globale per affrontare la disuguaglianza.

Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani viene tradizionalmente celebrata nelle parrocchie e nelle congregazioni di tutto il mondo tra il 18 ed il 25 gennaio.
Il tema della settimana di questo anno è “Dammi da bere” (Gv 4,1-42), le parole che Gesù rivolge alla samaritana al pozzo.
Alleghiamo il materiale proposto sul sito dell’Ordine dei Frati Minori, contenente letture bibliche per ogni giorno della settimana accompagnate da una riflessione francescana (scarica qui: settimana_unità_cristiani).

Signore Gesù Cristo, che alla vigilia della tua passione hai pregato perché tutti i tuoi discepoli fossero uniti perfettamente come tu nel Padre e il Padre in te, fa’ che noi sentiamo con dolore il male delle nostre divisioni e che lealmente possiamo scoprire in noi e sradicare ogni sentimento d’indifferenza, di diffidenza e di mutua astiosità. Concedici la grazia di poter incontrare tutti in te, affinché dal nostro cuore e dalle nostre labbra si elevi incessantemente la tua preghiera per l’unità dei cristiani, come tu la vuoi e con i mezzi che tu vuoi. In te che sei la carità perfetta, fa’ che noi troviamo la via che conduce all’unità nell’obbedienza al tuo amore e alla tua verità. Amen.

ONU: aumenta esponenzialmente il numero dei profughi

Guerra e conflitti civili hanno spinto in soli sei mesi altri cinque milioni e mezzo di persone ad abbandonare le proprie case o addirittura il proprio paese: lo riferisce l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), in un rapporto aggiornato al giugno 2014.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, che non tengono conto dei rifugiati palestinesi, nel mondo già alla fine del 2013 i profughi erano 51 milioni e 200.000: un numero senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale.
La condizione più drammatica è quella dei siriani, che in oltre tre milioni hanno dovuto abbandonare il proprio paese in conseguenza dello scoppio del conflitto civile nel 2011. Il numero dei rifugiati siriani, avverte del resto Unhcr, “in assenza di prospettive di una soluzione politica e della fine dello scontro armato” potrebbe arrivare a oltre quattro milioni e 270.000 entro la fine del 2015. Secondo l’ente dell’Onu, per numero di rifugiati i siriani precedono gli afgani (due milioni e 700.000), i somali (un milione e 100.000), i sudanesi (670.000) e i sud-sudanesi (509.000).
Molto differente, naturalmente, la classifica dei paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati. Al primo posto c’è il Pakistan (un milione e 600.000), seguito da Libano (un milione e 100.000), da Iran (982.000), Turchia (824.000) e Giordania (737.000).

Via MISNA

I 50 Paesi dove i cristiani sono più perseguitati

Porte Aperte ha pubblicato ieri la World Watch List 2015, la lista aggiornata dei 50 Paesi al mondo dove si perseguitano di più i cristiani. Analizzando il periodo che va dal 1 novembre 2013 al 31 ottobre 2014, l’associazione che monitora la persecuzione dei cristiani nel mondo ha rilevato che 4.344 cristiani sono stati uccisi per la loro fede, mentre almeno 1.062 chiese sono state attaccate per la stessa ragione. La Corea del Nord è per il 13esimo anno consecutivo il Paese dove la persecuzione è più forte. Lo seguono Somalia, Iraq, Siria e Afghanistan. Le principali cause della persecuzione, cresciuta soprattutto in Medio Oriente e Africa subsahariana, sono: estremismo islamico e paranoia dittatoriale.

via Tempi.it