Fra Michele Impagniatello: una vita offerta

 

Bandeko ba bolingo, Mokonzi apesa bino boboto! (Carissimi fratelli il Signore vi dia pace!)

questo è il saluto che fra Michele Impagniatiello, frate minore della provincia Umbra e missionario in Congo per 10 anni, ha rivolto ai frati minori della Provincia Serafica come testimonianza nella occasione della festa della vocazione Francescana il 18 febbraio 2012.

Fra Michele è deceduto il 2 luglio 2013 dopo una improvvisa e dolorosa malattia, nella quale ha dato testimonianza della sua fede semplice e granitica, che gli ha permesso di accogliere quel tempo faticoso come una offerta in unione alla passione redentrice di Gesù, come lui stesso scrive, “fa’ o Dio, che l’OFFERTA DELLA MIA SOFFERENZA sia sostegno per il cammino della Chiesa e per quanti soffrono nel corpo e nello spirito”

In questo giorno speciale nel quale la Chiesa celebra la solennità di “Tutti i Santi” vogliamo condividere una parte della sua testimonianza per ringraziare Dio per i fratelli che ci ha donato, “i santi della porta accanto”, e come ha scritto Papa Francesco, per lasciarci anche noi entusiasmare e incoraggiare per dare tutto noi stessi, e per crescere verso quel progetto unico e irripetibile che Dio ha voluto per ciascuno di noi da tutta l’eternità.

 

Dalla testimonianza di fra Michele Impagniatiello ai confratelli della Provincia Serafica in occasione della festa della vocazione francescana e degli anniversari , S.Maria degli Angeli, 18 febbraio 2012

“Il tempo della CONTINUITÀ.

Sorella infermità

In 10 anni vissuti in Congo il Signore mi ha dato la grazia di vivere pienamente la mia vocazione francescana e il mio sacerdozio, facendomi sperimentare le mie povertà e scoprire i miei talenti, facendomi incontrare un’altra cultura e parlare altre lingue, facendomi incontrare i volti di tanta gente: i poveri nei quartieri, i bambini, i saggi tradizionali, le tante mamme che tornavano stanche dai campi. Un tempo dove ho percorso in lungo e in largo i vari sentieri della foresta con la mia bicicletta per incontrare e salutare la gente nei villaggi. Attualmente, come tutti già sapete, la mia vita è segnata da “sorella infermità”, una bicicletta che sto imparando a pedalare giorno dopo giorno nella continuità della vita missionaria. Il movimento è lo stesso, pedalare sempre in avanti; lo zaino è lo stesso, il Vangelo; lo spirito è lo stesso, la gioia di annunciare; il sentiero è identico: piano, stretto, faticoso, in salita; la meta è la stessa, i volti della gente. Sto vivendo questa continuità della vita missionaria a braccetto di “sorella infermità”, sull’esempio della vita del Signore, che dopo aver insegnato nelle sinagoghe, annunciato il Vangelo ai poveri, guarito gli infermi, espulso i demoni, ha accolto il cammino della croce e dell’offerta nella continuità feconda della sua vita missionaria. Così oggi vivo questo tempo della sofferenza offrendola per il bene della Chiesa, della missione in Congo e della nostra Provincia.”

Fra Michele Impagniatiello

 

Ghégue: “fuori” 4

Concludiamo i racconti – testimonianza dei nostri “Ragazzi fuori” con la vicenda scolastica più travagliata, quella di Gratien.

 

 

Repubblica del Camerun

Douala, 14 luglio 2018

 

Caro fratello ciao,

Permettimi di presentarmi prima di raccontarti di me, il mio nome è Gratien, conosciuto come Ghégue.

Sono felice di condividere con voi la mia vita e allo stesso tempo farvi giungere la mia gratitudine.

Sono entrato al centro Ndako ya Bandeko quando avevo circa 14 anni. Io ho una famiglia, ma i miei non potevano garantirmi un sostegno negli studi e in più mio padre spesso beveva e diventava violento. Quando mi mandò via di casa chiesi aiuto ai frati della parrocchia i quali mi accolsero prima temporaneamente, poi, avendo ripreso i contatti con la famiglia, mi permisero di continuare gli studi sostenendomi in tutto. Così finii le scuole medie, il liceo e infine cominciai a studiare Diritto in una università privata perché in quella pubblica ci fu sciopero fino ad aprile e non volendo farmi perdere altro tempo mi permisero, con altro impegno economico, di iscrivermi in una università privata.

Dopo aver ottenuto la mia Licenza in Diritto Pubblico ha conosciuto molte difficoltà che mi hanno impedito di continuare gli studi di Diritto internazionale, per cui ho una grande passione.

Mancando dei mezzi per andare dove vorrei, sono stato costretto a cambiare direzione.

È stato allora che ho optato per l’Economia monetaria e finanziaria, nella Public University di Brazzaville, dove ho ricominciato l’università dal primo anno… mentre in realtà ero al quarto!

Data l’età che avanza, visti i limiti quotidiani che mi hanno sempre perseguitato, sono stato tentato dall’idea di prendere il controllo sulla mia vita e di essere pronto a cercare la felicità assumendomi le conseguenze che potrebbe comportare. È qui che ho iniziato a cercare un lavoro qualunque, che mi avesse permesso di essere un po’ più indipendente.

Fino al giorno in cui sono stato informato dello svolgimento di un concorso per entrare in una scuola di eccellenza, specializzata nella formazione sulla sicurezza antincendio negli aeroporti internazionali.

Ho tentato la fortuna e dopo i duri momenti di preparazione, la fortuna mi ha sorriso, sono stato selezionato e dichiarato ammesso.

Sono da aprile in Camerun, nella città di Douala, dove continuo ad formarmi.

Quello che farò domani non saprei dirlo perché non lo so, tutto quello che posso dire è che dopo la formazione tornerò a casa per riprendere i corsi all’università in attesa di essere convocato per cominciare il lavoro. Spero presto e soprattutto spero di poter continuare gli studi.

Sono molto grato per l’aiuto che mi hai dato quest’anno, è stato molto utile.

 

Ti rivolgo con queste parole, la mia sincera gratitudine per il tuo servizio nella mia vita, spero di aver fatto buon uso di tutti i tuoi doni.

Ancora una volta, dico grazie.

 

Geg.

Fils: “fuori” tre

Proseguiamo la pubblicazione delle testimonianze dei nostri “Ragazzi fuori“: questa volta tocca a Fils.

 

Buongiorno, mi chiamo Fils Mavumba e sono studente di Liceo.

Sono originario della Repubblica Democratica del Congo, precisamente di Kisangani, ma vivo oramai a Brazzaville da quando avevo otto anni. Insieme ad altri miei amici, sono stato accolto dai frati francescani nel centro “Ndako ya Bandeko” visto che – come gli altri – vivevo per strada insieme a mio fratello, maggiore di me di tre anni. Non avevamo nessuno al mondo, visto che eravamo solo due figli e i nostri genitori sono morti entrambi a causa della guerra in quelle zone.

Nonostante le difficoltà, sto cercando di poter avere il mio diploma per avere una chance in più. Ho avuto esperienze di lavoro, ma qui le imprese – soprattutto straniere – cominciano e poi abbandonano perché non sono pagate. Così fu anche per quella in cui ho lavorato grazie alle conoscenze dei frati.

 

Ora faccio sempre qualche lavoretto quando posso e se ne presenta l’occasione, ma soprattutto cerco di qualificarmi per poter avere maggiori possibilità.

So che state provvedendo a me senza conoscermi e per questo voglio ringraziarvi.

Non sono di molte parole e ho paura di non poter esprimere al meglio ciò che vorrei… vi ringrazio profondamente.

 

Fils Mavumba

Bienvenu “Chidé”… “fuori” due!

Dopo quella di Jonathan, ecco la testimonianza di Chidé, che ci aveva già raccontato qualcosa di sè in un altro articolo.

 

Cari fratelli,

buongiorno, mi chiamo Bienvenu Nsouka, ma da sempre tutti mi chiamano Chidé.

Vi ringrazio immensamente d’avermi concesso questa borsa di studio perché io possa frequentare la Scuola Superiore di Gestione di Impresa (ESGAE). Ho avuto il privilegio di beneficiare quest’anno della vostra borsa e ne sono estremamente grato.

Studio quindi in questa università e finisco il primo anno in gestione finanziaria. Anche se ho fatto (e faccio tuttora, quando si presenta l’occasione) piccoli lavoretti, ho capito che se voglio avere fortuna nella vita, devo impegnarmi con gli studi. Ho capito che è necessario avere una specializzazione professionale, migliorare delle competenze, per essere competitivi nel mondo del lavoro. Lo faccio per me, ma anche per impegnarmi per il mio Paese che ha bisogno di persone competenti. Di tutto ciò grazie a voi e anche ai frati della fondazione in Congo che mi hanno permesso di crescere e formarmi per la vita.

Sono originario del Congo Brazzaville, orfano di padre e di madre in una famiglia senza speranze della periferia sud della capitale. Mancando di mezzi per farmi crescere e nutrire e soprattutto per farmi studiare, mia nonna decise di chiedere ai frati di tenermi con loro al Centro: lei non poteva pensare a me e io ero sempre per strada per cercare da mangiare. Lo fece sperando per me un futuro migliore del suo. Fu così che arrivai al centro Ndako ya bandeko. Una fortuna per me, visto che subito la mia vita, la mia salute e la mia formazione scolastica furono prese in carico dal Centro. Avevo anche un posto tutto mio per dormire e ogni giorno c’era da mangiare. Nonostante un percorso non sempre lineare, ho perseverato e sono riuscito a terminare i miei studi. Anche adesso che vivo fuori dal Centro con alcuni miei compagni, il Centro si occupa di me perché io possa dedicarmi a questa tappa ulteriore che è la vita universitaria. Per me questa è una testimonianza della bontà di Dio che mi ha aiutato attraverso i suoi servi fedeli. È vero, perché io non ero niente e adesso sto costruendo il mio futuro col vostro aiuto e l’amore di Dio. Spero di avere un avvenire possibile.

Certo non ho concluso questo primo anno come avrei voluto, ma tuttavia me la sono cavata abbastanza bene. Questo grazie anche al fatto che avendo potuto pagare interamente e in anticipo tutto l’anno scolastico, non sono stato mai scacciato da scuola come chi non pagava e quindi non ho perso lezioni e non ho fatto mai brutte figure. Sono andato a scuola tre volte la settimana e gli altri giorni potevo frequentare la biblioteca e studiare con i colleghi di corso. A scuola ci arrivo con i mezzi pubblici e ora aspetto con impazienza ottobre per ricominciare.

Per tutto questo ci tengo a dirvi ancora grazie. Sinceramente. Da parte mia sto facendo di tutto per trovare anche un piccolo lavoro che mi permetta di arrotondare le mie finanze e darmi già da fare perché non si sa mai… anche se potete ben comprendere cosa significhi a Brazzaville cercare un lavoro. Vorrei poter non dipendere (troppo) dalla bontà degli altri, so che non sta bene. Vorrei partecipare in qualche modo, almeno potermi comprare da solo i libri di testo… o altre cose. Comunque io sono disponibile con voi per ogni altra forma di collaborazione.

Sperando chissà, un giorno di potervi ringraziare di persona, vi saluto pieno di riconoscenza.

Di seguito, qualche foto per mostrarvi la scuola che frequento e la mia gioia di esserci, grazie a voi.

Chidè

Jonathan: “Fuori” uno!

Carissimi, con questo articolo iniziamo a pubblicare le lettere che abbiamo ricevuto dai nostri “Ragazzi fuori”, con le quali desiderano ringraziarvi per il sostegno che avete voluto dare loro e, al tempo stesso, aggiornarvi un po’ sulla loro situazione.

Diamo subito la parola a Jonathan…

 

Cari amici, buongiorno.

Vi ringrazio enormemente per avermi fatto dono di questa borsa di studio, che mi permette di frequentare la Scuola superiore di Gestione e amministrazione d’impresa (ESGAE), che è un’università privata. Ho avuto il privilegio di ricevere da parte vostra  la borsa quest’anno e ve ne sono profondamente grato. Attualmente studio finanza e passerò al terzo anno del mio ciclo di studi, più orientato verso un ramo comune, per acquisire una licenza professionale di amministratore d’Impresa (LPAE).

 

 

 

 

 

 

 

Al termine del ciclo inferiore mi si prospettavano diverse possibilità: lanciarmi sul mercato del lavoro, per esempio, o continuare i miei studi nel ciclo superiore. ma a causa della disoccupazione endemica e della necessità di essere sempre più specializzati nella vita professionale per poter avere migliori possibilità di riuscita, ho preferito continuare gli studi.

Sono originario della Repubblica Democratica del Congo, che ho lasciato 17 anni fa per motivi sociali ma anche a causa di alcune nostre usanze: la mia famiglia, che mi accusava di stregoneria, aveva infatti cercato di uccidermi dopo la morte di mia madre. Nonostante abbia alle spalle un percorso pieno di difficoltà e ostacoli, ho perseverato e sono riuscito quantomeno a continuare gli studi. Come potete facilmente constatare, vengo da un ambiente in cui gli studi non sono per niente una priorità; tuttavia per me sono stati importanti, malgrado i sacrifici che bisogna fare per completarli e gli impegni che altre persone, in diversi modi e a più livelli, hanno dovuto assumere per me perché io potessi riuscire. Siccome la mia famiglia (sempre assente) non ha mai potuto aiutarmi economicamente, fin da bambino ho sempre avuto bisogno dell’aiuto altrui non solo per studiare, ma anche solo per vivere.

Devo dire certamente grazie ai frati francescani della Fondazione “Notre Dame d’Afrique” che hanno creduto in me e nelle mie capacità, facendo degli sforzi per incoraggiarmi e permettermi di andare sempre avanti. In particolare, sarei ingrato e non potrei firmare questa lettera senza un ringraziamento a fr Adolfo Marmorino (Ya Marmo) di cui avete fiducia e che in qualche modo fa da intermediario affinché io possa ricevere quanto mi mandate. A lui va la mia profonda gratitudine per la sua seria disponibilità ai miei bisogni e tutti i miei casi di urgenza, per l’integrazione totale nella nostra vita e per averci considerato suoi figli, per aver capito il grado della nostra sofferenza e aver cercato di farcene uscire.

Per queste ragioni tengo a ripetere i miei ringraziamenti più sinceri a tutti voi. Grazie a voi potrò respirare – economicamente parlando – e concentrarmi per raggiungere e completare i miei obiettivi accademici, e vivere senza avere troppe preoccupazioni perché voi mi aiutate non solo sul piano accademico, ma anche perché mi permettete di pagare un affitto e mangiare: mi avete offerto l’occasione di vivere una vita possibile.

Sperando di avere l’onore, un giorno, di conoscervi,

con ogni modestia, cari fratelli, vi sono in tutto riconoscente.

 

Brazzaville, 30 giugno 2018

 

Ekassi Jonathan

 

PS: ecco la sua “pagella”!

La storia di Chidé

Dio e suo figlio san Francesco d’Assisi mi hanno dato tutto ciò che ho e questo attraverso un uomo eccezionale. La mia storia non ha in realtà molti ricordi, visto che praticamente non ho mai vissuto con i miei genitori e quindi non saprei cosa dire di loro per potervene parlare. Quel poco che so e che mi hanno raccontato, ve lo dirò.

La storia comincia il 15 luglio 1994 a Brazzaville, quando mio padre morì. Morto dunque prima della mia nascita, non so niente di lui, non ho neanche una foto per poterlo immaginare… poi, il 30 luglio dello stesso anno, nacqui io, vivendo con mia madre che faceva tutto per me, tutto ciò che ha potuto fare fino alla sua partenza per il cielo… ero così piccolo che non ricordo neanche la data esatta della sua morte, ma penso tra il 2004 e il 2005.

Non è una storia né felice né divertente da ascoltare… mio padre morì e siccome nella cultura africana dopo la morte dei genitori qualcun altro avrebbe dovuto occuparsi di me e di mia sorella, per grazia di Dio andammo a vivere dai nonni.

Io piangevo tutto il giorno, ogni giorno perché non riuscivo ad accettare di non avere più dei genitori, sperando di poterli rivedere un giorno… ma purtroppo, niente… e dunque mi ritrovo in questa storia con mia sorella (più grande di me) vivendo entrambi con i genitori di mio padre, dunque i miei nonni. La vita da quelle parti non era molto semplice, in quanto già a sei anni dovevo da solo cercarmi da mangiare e da vestire perché nessuno poteva procurarsi qualcosa se non se la cercava da se stesso… una vita senza speranze di avvenire…

A quei tempi cominciavo la scuola, a scrivere le prime lettere, finché una delle mie zie, venne a prendermi perché io potessi vivere con lei, ma siccome da lei era peggio, tornai a stare con i nonni. Non riuscii a passare gli esami delle elementari perché non c’era nessuno che mi aiutasse a scuola e non avevo né libri né quaderni degni di questo nome. Per questo, mia nonna, d’accordo con un frate francescano, chiede se i frati in qualche modo avessero potuto aiutarmi. Fu così che mi misero in contatto con padre Adolfo del centro Ndako ya Bandeko e, accolto al centro all’età di 14 anni, è lì e solo in quel momento che la mia storia – posso dire – comincia per davvero.

Qui una nuova vita mi attendeva, la scuola innanzitutto. Ripensandoci oggi posso dire che sembra strano… ma è vero: Dio non ci lascia mai soli, neanche quando pensiamo che ci abbia tolto ogni cosa, tutto ciò che abbiamo di più caro… in realtà a Ndako ya Bandeko, Dio mi offriva qualcosa di più e questo qualcosa è la stessa casa, un luogo fatto di persone, una grande famiglia dove mi sentivo veramente a casa: si, Dio mi aveva dato molto di più.

Ricominciai la scuola e a sorpresa, in breve, superai gli esami delle elementari. Ma la famiglia non voleva che vivessi in un centro di accoglienza malgrado le loro difficoltà economiche. Pensavano forse che fosse un insulto ai miei genitori morti il mettermi in un centro del genere e alla fine mi hanno fatto ritornare da dove venivo. La vita si manifestava ancora più difficile per me. Vero è che il centro continuava ad occuparsi di me a distanza pagandomi la retta per la scuola e dando un sostegno alla famiglia per la mia alimentazione.

Facevo ogni giorno almeno sette kilometri a piedi per andare a scuola, poi bisognava traversare in piroga un fiume… questo perché nel mio quartiere non c’erano scuole medie… la sorella di mia nonna decise allora di farmi restare in un altro quartiere vicino a scuola, ospite in casa loro, ma le difficoltà non facevano che aumentare e chiesi di poter ritornare a Bandeko, dicendo che lì sarei stato molto più a mio agio.

In effetti, rientrato a Bandeko, visto che ero già grande, mi proposero la scuola professionale dai salesiani. Mi piacque molto e sono diventato saldatore e tornitore professionale nello spazio di due anni, facendo anche degli stages nelle imprese che sono in città e poi mi diedero anche un certificato di studi professionali e io ne ero veramente fiero. Dopo i Salesiani, l’impresa stessa mi propose un lavoro da loro ma io sentivo che dovevo continuare gli studi e così mi rilanciai perché avevo la speranza di poter diventare un giorno un intellettuale, un uomo con una certa cultura, capace di fare grandi cose nella vita, di sperare di  uscire dalla miseria della mia famiglia. I miei genitori in effetti non erano andati a scuola e nessuno in realtà in tutta la famiglia, a mia conoscenza, aveva fatto degli studi al di là delle elementari… nessuno sembrava avesse voluto osare andare un po’ più lontano. In questa famiglia di quasi analfabeti c’era per me la possibilità di fare altro e soprattutto in quei momenti avevo una grande ambizione, quella di diventare un francescano… ambizione che purtroppo si rivelò essere solo un sogno.

Mi rilanciai negli studi e feci degli sforzi notevoli per recuperare iscrivendomi agli esami di terza media. Purtroppo le cose non vanno sempre come si spera e a causa dei miei sbagli ho dovuto lasciare il centro e sono tornato a vivere dalle parti della nonna e di mia sorella. Peccato che non riuscissi a trovare neanche un lavoro, non vedevo via di uscita… avevo un gran desiderio di casa, provai a prendere in affitto una piccola abitazione (due metri per due di lamiere a 3 euro al mese) dove vivevo solo… ma stavo male e non avevo mai la certezza di poter mangiare ogni giorno.

Dopo sei mesi contatto ancora fr Adolfo per poter tornare a Ndako. Era la mia ultima chance per far avanzare i miei studi e in più io sapevo che era quella la mia vera casa. Quanto sentivo la mancanza di quella mia famiglia… fui accettato ancora e fr Adolfo mi propose un lavoro in una impresa portoghese che si occupava di costruzioni di cui aveva appena conosciuto il capo del personale, ma io gli spiegai che il mio sogno era quello di continuare gli studi. Così ripresi gli studi e dopo gli anni necessari, riuscii ad avere il mio bel diploma: Dio ci dà sempre ciò di cui abbiamo bisogno anche se in realtà non sempre noi sappiamo che cosa è importante per noi. A volte non sappiamo neanche cosa vogliamo dalla vita…

A questo punto una grande paura si installa in me: che fr Adolfo un giorno potesse rientrare in Italia per sempre… e anche se alla fine il momento è arrivato, non mi ha mai fatto sentire abbandonato: con il suo aiuto penso di integrare l’Università in psicologia, soprattutto perché qui la gente è molto superstiziosa, le malattie sono considerate conseguenza della stregoneria e tutto questo per me era (ed è) inaccettabile e ingiusto. L’ignoranza è inaccettabile e ingiusta. Mi fa male vedere le persone perdere la ragione a causa di malattie soprattutto psicologiche. Per questo avrei voluto fare gli studi in psicologia, anche se non mi sentivo molto forte per affrontare questo tipo di studi. Purtroppo il mio paese non aiuta i giovani e non favorisce gli studi: ho fatto subito esperienza di un lungo periodo di sciopero all’Università pubblica e così mi fu data la possibilità di inserirmi in una struttura privata anche se ho dovuto cambiare completamente il campo. Era necessario per non perdere altro tempo. Lo sciopero ha già portato altre volte a fare interi anni bianchi.

Così oggi studio scienze delle risorse umane e sono contento. Poi lo faccio in una università privata e riconosciuta (l’unica non statale riconosciuta dal governo). Adesso posso dire che la mia vita trova il suo vero senso di marcia e l’opportunità di prendermi finalmente in carico un giorno, comincia a presentarsi. Dio mi ha fatto grazia… per davvero! Oramai non penso più a questo passato di alti e bassi che è dietro di me: penso piuttosto a questo presente che mi mette il mondo davanti. L’università che ho sognato da quando ero bambino è qui, di fronte a me.

Considerando la distanza dell’università dal centro, sono ancora stato aiutato: con alcuni dei miei fratelli che sono anche loro all’università, abbiamo lasciato Ndako e abitiamo in un piccolo ma decoroso monolocale vicino a scuola. E quindi anche qui non sono solo. Sono con i miei fratelli di Ndako ya Bandeko: un’altra grazia per non restare da solo. All’inizio avevo tanta paura di lasciare il centro, ma oltre la distanza, anche il fattore età non mi permetteva di restare ancora a lungo laggiù… a casa mia.

Questo nuovo mondo era un po’ difficile all’inizio, tutto era nuovo: scuola, vita… ma come sempre non posso che dire grazie a Dio. Un frate francescano mi diceva sempre: “Chidé, tutto è grazia”. Oggi non posso che dargli ragione: tutto è grazia e Dio non ci abbandona mai e ci ama sempre attraverso delle persone come quelle che ho incontrato. Non ho molte parole per esprimere il mio grazie e mi ci vorrebbe un lungo elenco per dire tutto il bene ricevuto.

Grazie, ai frati e alle loro opere, e grazie a tutte le persone che non ho conosciuto e che forse mai conoscerò, ma che aiutano i frati a fare tanto bene in ogni parte del mondo: quanto è buono Dio! Che Lui stesso vi benedica.

Chidé.

Ragazzi fuori… casa!

Il progetto di scolarizzazione “Ragazzi fuori” nasce come necessità di permettere ad alcuni dei più volenterosi e potenzialmente capaci dei ragazzi del Centro Ndako ya bandeko di accedere agli studi superiori. Dovendo frequentare fuori dal Centro (da cui il nome del progetto) a causa della distanza dall’Università, abbiamo permesso loro di vivere a due a due in alcuni monolocali più vicini a scuola. Chiaramente, stando lontani, all’impegno economico per la scuola si aggiunge quello per la casa e i loro bisogni alimentari.

 

 

EKASSI JONATHAN, 25 anni. Cresciuto nel Centro “Ndako ya Bandeko fin dal 2004. Solo al mondo perché mandato via dai familiari. Quest’anno frequenterà il secondo anno di Gestione delle risorse a Brazzaville, presso la ESGAE, l’unica Università privata del Congo che ti permette di fare, oltre alla Licenza, anche il Dottorato.
Non è originario di Brazzaville ma di Kinshasa e per questo ha avuto dei problemi nel dover produrre tutti i documenti richiesti all’Università di Stato.

NSOUKA BIENVENU, detto Chidè, 23 anni, anche lui cresciuto al Centro, praticamente non ha famiglia fatta eccezione per una sorella che vive sola con tre figli e senza lavoro. E’ originario di Brazzaville e quest’anno frequenterà l’Università di Stato M. Ngouabi.

 

 

 

 

WAMBA MILANDOU GRATIEN, 25 anni. Da diversi anni al Centro, ma legato ai frati da molto più tempo, in quanto frequentava

la nostra parrocchia di Djiri. Si trova a dover affrontare la vita da solo nonostante abbia una famiglia per incomprensioni con i genitori e storie di violenza e alcool. Frequenterà il primo anno di Economia all’Università statale. Anche lui originario di Brazzaville, ha già conseguito una Licenza in Diritto presso una Università privata, che però non permette di accedere al Dottorato né di passare a quella di Stato. Riprende quindi Economia per fare un piano di studi che lo porterà a mettere insieme le competenze di Diritto e di Economia, con il sogno di lavorare nelle relazioni internazionali o nella diplomazia.

 

 

 

 

MAVUMBA FILS, 21 anni. Lui e suo fratello più grande sono soli al mondo: figli di profughi, sua madre fuggiva dalla guerra di Kisangani quando lui aveva tre anni, mentre il padre, militare, muore nella stessa guerra; la madre morirà in un campo profughi a Kinshasa dopo la notizia della morte del marito. Frequenterà il primo anno di Liceo. Non è originario di Brazzaville ma di Kisangani (RDC); ha vissuto al Centro dal 2004 ma ormai abita con suo fratello, che lavora presso una comunità di suore in centro città.

 

 

Puoi scaricare il progetto.

Novità dalla Fondazione Congo Brazzaville

p. Roch discute la tesi di Dottorato

Nella solennità di sant’Antonio, martedì 13 giugno 2017, presso l’Accademia Alfonsiana in Roma, il frate minore p. Roch Ekouerembahe ha difeso la tesi dottorale di ricerca di Teologia morale, inerente il matrimonio: Une relecture des traditions matrimoniales en terroir mbochi aà la luniére de la révélation biblique. Analyse critique en perspective c’inculturalité.

Alla discussione è stato presente, tra gli altri, anche padre Bruno Ottavi che nel dicembre 1991 partì per il Congo Brazzaville assieme ad altri frati della COMPI per aprire una missione francescana. Ai frati che vi si sono alternati si unì, più tardi, per circa un decennio, anche il compianto padre Michele Impagnatiello. Tra i primi giovani accolti come probandi vi fu, invece, proprio Roch ed ora la conclusione dei suoi studi alla presenza di altri frati della medesima fondazione mostra che tante fatiche non sono state sterili.

Nella discussione p. Roch ha affermato che la cultura locale ha degli elementi che favoriscono l’inculturazione del Vangelo, anche se accanto a ciò deve esserci sempre un lavoro di purificazione della medesima.

Invitato dalla Commissione esaminatrice ad intervenire, il padre Bruno Ottavi, già Ministro provinciale dei Frati Minori dell’Umbria – eletto dopo il rientro dalla missione in Congo – e ora cappellano presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, ha detto che nella sua presenza in Congo Brazzaville ha visto come “l’inculturazione del Vangelo e l’evangelizzazione della cultura hanno portato buoni frutti. Ma – ha proseguito – ora la sfida è nella globalizzazione del consumismo e del secolarismo, che sta distruggendo tanti valori costitutivi della società: in ciò la Chiesa è fortemente interpellata a continuare la predicazione del Vangelo”.

L’articolo è tratto dal sito dei Frati Minori dell’Umbria

 

Terminata e aperta al culto la cappella di Issengue

P. Pascal è stato di parola: il 3 giugno, nella solennità di Pentecoste, la cappellina di Issengue (di cui abbiamo seguito, passo passo, le fasi di costruzione: 13 gennaio, 10 aprile, 11 maggio), è stata solennemente dedicata al culto durante la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Owando , S.E. mons. Victor Abagna Mossa.

Ora i fedeli di Issengue possono finalmente godere di un luogo più confortevole per cantare le lodi del Signore.

Grazie a voi che, con la vostra generosità, avete reso possibile tutto questo!!

 

 

Issengue – la cappellina cresce!!

Cari amici, p. Pascal continua a tenerci aggiornati circa lo svolgimento dei lavori per la costruzione della nuova cappella a Issengue e conferma che sarà inaugurata il 3 Giugno, per Pentecoste.

 

Aggiornamenti da Issengue

Cari amici, grazie al contributo di un generoso benefattore, p. Pascal ha potuto avviare i lavori di edificazione della cappella di cui vi avevamo parlato (vedi). Nelle foto vi mostriamo le fasi iniziali della costruzione, che dovrebbe essere terminata entro Pentecoste.