Figlie di santa Chiara in Rwanda

Dal 27 giugno all’ 11 luglio mi sono recato in Rwanda per conoscere e vedere le necessità delle nostre sorelle clarisse rwandesi.
Una realtà molto bella e varia, nata 38 anni fa con le prime sorelle inviate dal Protomonastero di santa Chiara di Assisi per “fare vivere” il carisma clariano in Rwanda come richiesto dal vescovo del tempo.
Mi raccontava madre Giuseppina che la costruzione del primo monastero è stata possibile grazie a una benefattrice italiana che generosamente ha pensato, dopo tanta carità fatta per “opere sociali”, di sostenere la presenza della Chiesa e della vita contemplativa in “terra di missione”, e così ha pensato alle clarisse che da poco erano arrivate in Rwanda e non avevano ancora un monastero, ma solo una piccola casa.
Così, grazie a gente generosa, è stato costruito il monastero di Kamonyi, un monastero bello e pensato per potere ospitare al massimo 20 monache, ma che il Signore ha così benedetto al punto da dovere costruire un altro piano per potere ospitare le monache che il Signore chiamava, attualmente a Kamonyi sono presenti 38 monache, e da qual monasteto sono nate altre due presenze, in Rwanda, Musambira con 18 monache e Nyinawimana con solamente 6 monache, quest’ultimo ancora in costruzione, nella attesa che il buon Dio provveda, attraverso la Sua provvidenza, per costruire la chiesa, dove sarà possibile incontrare la popolazione locale, e il monastero, per consentire alle clarisse di vivere e potere accogliere le nuove vocazioni che già bussano al convento.
Oltre al Rwanda, le clarisse di Kamonyi hanno fondato un monastero in Burkina Faso, e sono in aiuto a numerosi conventi in Italia e a Gerusalemme.
Santa Chiara nella sua regola chiede alle monache, oltre alla preghiera, che si impegnino “applicandosi a lavori decorosi e di comune utilità, con fedeltà e devozione”. I bisogni sono tanti, il paese è povero e le persone che bussano al monastero per chiedere diversi tipi di aiuto sono tante, tutte vengono sempre accolte ed aiutate secondo la possibilità.
Una cosa che mi ha colpito è la creatività delle monache per potere sostenersi, con diversi lavori, dal cucito, all’agricoltura, dalla produzione del miele, del burro, alla vendita delle uova e del latte (ogni monastero ha almeno due mucche e diverse galline), oppure facendo il pane o i “bignè” che comprano le persone per colazione, le candele… ecc…
Tutti lavori che permettono alle monache di sopravvivere, ma che nn consentono di sostenere le spese “straordinarie” come la riparazione del tetto del monastero di Musambira e nella costruzione del monastero di Nyinawimana, ultimo dei tre monasteri Rwandesi, .
Come segratariato delle missioni ad Gentes dei frati minori di Umbria e Sardegna ci siamo impegnati, vedendo le necessità e il bene che la presenza delle clarisse è per la popolazione del Rwanda, ferita ancora delle conseguenze del tremendo genocidio avvenuto oramai 25 anni fa, di sostenerle in quei “lavori straordinari” di cui hanno necessità.
Santa Chiara, sempre nella regola, chiede alle clarisse di pregare per i benefattori, e mi ha molto colpito che consegnando loro qualche offerta o regalo, che mi era stata consegnato, dopo avere ringraziato, mi hanno chiesto subito il nome del benefattore per ricordarlo e benedirlo.

Per chi sente di potere sostenere queste sorelle può rivolgersi al nostro segretariato, attualmente ci siamo impegnati solamente in alcuni progetti, nella misura in cui, al momento pensiamo di potere sostenere, appena realizzati questi potremo impegnarci anche per altri.

Il Signore vi benedica e vi ricompensi
Fra Marco Freddi

Progetti Clarisse RWANDA
• Progetto “clarisse Nyanawimana” [codice RW-02]
• Progetto “Candele Clarisse Nyianawimana” [codice RW-03]
• Progetto ristrutturazione monastero di Musambira [codice RW-04]

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Assisi – Rwanda andata e ritorno

 

Da 38 anni le nostre sorelle clarisse del protomonastero di santa Chiara in Assisi hanno aperto una presenza in Rwanda, che come ci dice Madre Giuseppina, nella testimonianza che segue ha portato tanto frutto… frutti nati anche attraverso le tante fatiche una fra le più grandi quella del genocidio del 1994.

Mercoledì 26 giugno madre Giuseppina dopo un tempo di riposo e controlli medici in Italia, ritornerà in Rwanda insieme a fra Marco Freddi, segretario delle Missioni Estere dei frati minori di Umbria e Sardegna, come segno di vicinanza e per verificare la necessità delle nostre sorelle, vi chiediamo di accompagnare il nostro viaggio con la preghiera, e con l’affetto per rendere grazie a Dio per il bene che grazie a tanti benefattori è stato possibile fare a tante persone

 

Testimonianza di Madre Giuseppina

Sono suor Giuseppina Garbugli che vuole dirvi con tanta gioia quanto Gesù ci ama e se crediamo in Lui ci mostra quale potenza ha il Suo Cuore divino infiammato d’Amore Divino che trabocca nelle nostre anime assetate di Lui.

Io sono una sorella clarissa del Protomonastero di Santa Chiara di Assisi e nel 1981 mi è stato chiesto dalla comunità del Protomonastero di aderire ad un progetto di fondazione clariana in un paese africano chiamato Rwanda, la fondazione delle suore clarisse era stata chiesta da un vescovo molto fervente che ci diceva che voleva arricchire la sua diocesi con la presenzaa della vita monastica di una comunità contemplativa, e lui era convinto che le clarisse figlie di santa Chiara di Assisi avrebbero potuto irradiare questa contemplazione nella sua diocesi e portare la vera “luce di Dio nel cuore dei suoi fedeli Rwandesi”, il suo motto era “ non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Infatti, si ha la tendenza a credere che l’Africa abbia bisogno solo di cose materiali, perché in genere si vede tanta povertà. Però non sono le cose materiali che rendono felici, ma solo la conoscenza di Dio, nostro Creatore e Salvatore, presenza viva in mezzo a noi. Egli si rivela a chi lo cerca , a chi lo prega , a chi l’accoglie lo ascolta e lo segue.
Naturalmente noi abbiamo tante cose che ci rivelano la presenza di Dio, specialmente la creazione , ma ci vuole soprattutto la fede , ben curata e praticata nel culto divino, ma p molto utile e vera la presenza della vita consacrata , cioè le creature che fanno della loro vita un “dono”a Dio, scegliendo di vivere solo per Lui e sempre con Lui nella lode e nell’adorazione , contemplando il Suo volto e irradiando la Sua presenza.
Questa dovrebbe essere la vita di una comunità contemplativa anche nel suore dell’Africa.

Io che vivevo tranquillamente al Protomonastero ed ero inesperta dell’Africa, naturalmente avevo molto timore di aderire a questa chiamata, ma avevo timore anche di rifiutare. Quindi mi sono messa in preghiera e soprattutto in uno stato di abbandono filiale alla Sua Trinità e così sono partita senza ben capire che cosa avrei fatto. Mi ritornava alla memoria “se tu credi in Me vedrai la potenza del Mio Cuore”, infatti il Signore non ha tardato a coprirmi di benedizioni che rendevano leggere le inevitabili pene e difficoltà che fortificavano la missione affidatami dal Suo disegno d’amore.

Nei 37 anni che ho vissuto in Rwanda ho trovato un popolo accogliente, una chiesa cattolica fervente, molte giovani appassionate di vivere la vita di santa Chiara di Assisi, gioiose di professare i consigli evangelici facendo della loro vita un dono a Dio solo vivendo in monastero, nella lode continua e contemplando il Suo Volto e irradiando la sua presenza, più di 80 religiose oggi stanno vivendo con gioia questa vita che ripete: “non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che viene dalla bocca di Dio”, le vocazioni numerose e stabili hanno permesso un grande sviluppo fino a diventare missionarie in altri paesi, fondando tre monasteri in Rwanda, uno in Burkina Faso e sostenendo e aiutando nei monasteri di Gerusalemme e a Matelica in Italia.
Dio ha operato per la Sua gloria e la santificazione di tutti.
Ora il cuore di chi crede nella presenza di Dio, comprende che queste sorelle rwandesi , ovunque sono, benchè lavorino onestamente del “lavoro delle loro mani”, come chiede la regola di santa Chiara, non hanno però a sufficienza per il loro vivere quotidiano e anche per l’aiuto di chi in necessità, bussa al loro monastero.
Se qualcuno volesse sostenere con piccoli doni, riceverà una grande ricompensa in cielo, dove Gesù ci attende per dirci “tutto ciò che avete fatto a uno di questi piccoli, lo avete fatto a me… venite benedetti dal Padre mio!”
Con tanta gioia e un grande grazie vi affidiamo la nostra preghiera di ogni giorno e la Pace di Gesù risorto.

Sr Giuseppina e le sorelle clarisse del Rwanda

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 Progetti Clarisse RWANDA

ULTIM’ORA DAL BURKINA FASO: raggiunto accordo tra le parti!

Si terranno nel novembre 2015 le elezioni presidenziali del Burkina Faso. È uno dei punti principali dell’ accordo raggiunto ieri, 5 novembre, tra i militari che hanno preso il potere dopo la fuga di Compaoré e i rappresentanti politici, religiosi e della società civile, con la mediazione dei Capi di Stato di Ghana, Senegal e Nigeria.
L’accordo prevede che la giunta militare ceda il potere ad un governo civile che guidi il Paese fino alle elezioni del 2015, presieduto da un Capo dello Stato di transizione che verrà designato nei prossimi giorni.
Le intese vanno nella direzione auspicata dai Vescovi del Burkina Faso, che nel loro messaggio del 4 novembre hanno chiesto agli “attori della scena politica di mettere al riparo il Paese da conseguenze deplorabili”, tenendo conto “delle aspirazioni del popolo e delle esigenze della comunità internazionale”.
I Vescovi affermano inoltre che “per garantire una transizione consensuale e rapida (…) è auspicabile che i principali dirigenti degli organi di transizione siano esclusi dalle future competizioni elettorali”. Nell’esprimere il proprio cordoglio per le vittime della rivolta contro il Presidente destituito, i Vescovi lanciano un appello alla responsabilità di tutti, al fine di realizzare “un vero cambiamento, vale a dire la conversione dei cuori, per aprire la via ad un avvenire di giustizia, di perdono, di riconciliazione e di pace”. (Agenzia Fides 6/11/2014)

BURKINA FASO – “C’è la volontà di dialogare per uscire dalla crisi” afferma il Card. Ouédraogo

Ouagadougou (Agenzia Fides del 5/11/2014) – “C’è la volontà di dialogare per far uscire il Paese dalla crisi” ha affermato il Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou, in un’intervista alle Pontificie Opere Missionarie della Francia.
Il Cardinale si sofferma sulla crisi che ha portato alla fuga, dopo 27 anni di potere, il Presidente Blaise Compaoré. “Il Presidente – dice il Cardinale – ha sottovalutato la collera della popolazione, che aspira ad una maggiore giustizia sociale” cercando di imporre un terzo mandato attraverso la modifica della Costituzione. “Si tratta di un’insurrezione popolare, e non di un colpo di Stato militare” sottolinea ancora l’Arcivescovo di Ouagadougou. I militari hanno però preso il potere in contemporanea con la fuga dell’ex Presidente.
“La presa del potere del colonnello Isaac Zida non è conforme alla Costituzione, che prevede che la transizione sia assicurata da un civile” ricorda il Cardinale Ouédraogo che però si mostra fiducioso sulle sorti del Paese. “Dopo le tensioni dei giorni scorsi, con saccheggi e la morte di una trentina di persone, si ha la sensazione che il governo di transizione ha impresso una svolta alla sua politica. C’è la volontà di dialogare con i diversi partiti politici e le istanze civili e religiose del Paese, per uscire il prima possibile dalla crisi”.
Il Cardinale nota che durante le riunioni tenutesi il 3 novembre, tra i rappresentanti politici, religiosi e della società civile da una parte e i militari dell’altra, “questi ultimi hanno affermato la volontà di non volere spargere il sangue dei figli della nazione”. Inoltre, secondo il Cardinale, i militari temono eventuali sanzioni internazionali, che “indebolirebbero ulteriormente il Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri dell’Africa”.
Il Cardinale Ouédraogo, che ha indetto una novena di preghiera per la pace in Burkina Faso, nel corso dell’incontro tra i rappresentati religiosi e il colonnello Yacouba Isaac Zida, ha descritto come “straordinario” il dialogo interreligioso nazionale ed ha sottolineato come “le comunità musulmana, cattolica e protestante siano unite e tolleranti”.

BURKINA FASO- “Pregate per la riconciliazione, la giustizia e la pace” chiede il Cardinale Ouédraogo

Ouagadougou (Agenzia Fides del 3/11/2014) – Una novena per la pace nel Paese è stata indetta dal Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, sconvolto dai moti popolari che hanno costretto il 31 ottobre il Presidente Blaise Compaoré alle dimissione e all’esilio in Costa d’Avorio, mentre i militari assumevano il potere.
“Figlie e figli della nostra Chiesa Famiglia di Dio, vi esorto ad una novena di preghiera (dal 2 al 9 novembre). Pregate per la riconciliazione, la giustizia e la pace nel nostro Paese” ha scritto il Cardinale in un messaggio diffuso dalla Caritas Burkina Faso. Il Cardinale Ouédraogo ha composto una speciale preghiera con la quale si chiede a Dio “di accordare al nostro Paese delle istituzioni che garantiscano il benessere, la libertà e la pace”.
Nel frattempo la situazione politica del Burkina Faso appare confusa. L’esercito ha sospeso i poteri civili ed ha formato una giunta militare guidata dal tenente colonnello Isaac Zida, numero 2 della Guardia Presidenziale. I militari hanno dichiarato che si tratta di un provvedimento provvisorio, in attesa di restituire il potere ai civili. L’opposizione appare preoccupata e chiede che l’esercito faccia un passo indietro e permetta alla società civile di riprendere in mano la situazione.
Dal 31 ottobre al 2 novembre migliaia di dimostranti sono scesi nelle strade della capitale scontrandosi con i militari. Almeno una persone è rimasta uccisa. Nelle dimostrazioni dei giorni precedenti, che hanno portato alle dimissioni del Presidente, sono morte almeno 30 persone.

Golpe in Burkina Faso, Compaorè lascia presidenza

Alta tensione in Bukina Faso. Dopo le dimissioni del presidente Blaise Compaorè seguite alle proteste per bloccare la sua candidatura alle elezioni del 2015, il l capo dell’esercito Traorè si è autoproclamato presidente del Paese. Compaorè, al potere da 27 anni, ha lasciato la capitale Ouagadougou dirigendosi verso Po, al confine con il Ghana.

Dopo i violenti scontri delle ultime ore con 30 morti e 100 feriti, edifici governativi dati alle fiamme, lo scioglimento di Governo e Parlamento, il presidente Compaore è stato costretto a lasciare e ha annunciato elezioni “libere e trasparenti” entro 90 giorni. Il generale dell’esercito Traoré, ha già assunto la sua funzione parlando di un azione conforme alla costituzione, ma è considerato un uomo di Compaorè e quindi avversato da centinaia di manifestanti che hanno assediato la sede dello Stato maggiore delle forze armate chiedendo anche le sue dimissioni.
Preoccupazione e appelli alla calma sono stati fatti da Ue e Stati Uniti, per i quali il Burkina Faso è un paese alleato. La situazione è in evoluzione continua ma la vera prospettiva è come verrà percepito dai Paesi africani l’intervento dell’esercito, che non si capisce se voglia semplicemente parare l’emergenza oppure prendere il potere.
In questo clima di instabilità si temono anche infiltrazioni di jihadisti presenti in Mali e Niger, paesi in cui Compaoré, per conto dell’Onu e dell’Unione Africana, ha mediato e mantenuto un certo ordine in una fase di grossa destabilizzazione dell’intera regione. – tratto da Radio Vaticana del 1/11/2014

Aggiornamenti dal Burkina Faso

Dopo le notizie di ieri, pubblichiamo di seguito un aggiornamento della situazione pervenutoci tramite Agenzia Fides

“La domanda principale è dove si trovi il Presidente Blaise Compaoré e cosa stia facendo. Quello che sembra certo è che il suo potere appare finito” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa dal Burkina Faso, che per motivi di sicurezza chiedono l’anonimato. Giovedì, migliaia di dimostranti hanno invaso e devastato l’Assemblea nazionale che si apprestava a votare la contestata riforma della Costituzione per permettere al Presidente Blaise Compaoré di presentarsi alle elezioni per ottenere un terzo mandato presidenziale.
Le nostre fonti sottolineano: “siamo di fronte ad un evento che coinvolge tutto il Paese. Dimostrazioni e saccheggi si sono verificati non solo nella capitale Ouagadougou ma anche nelle principali città del Burkina Faso: Bobo Dioulasso, Banfora, Ouahigouya, Koudougou. È una questione che sta investendo l’intero Paese. Non si tratta delle reazione di un piccolo gruppo di persone nella capitale”.
I militari hanno preso in mano la situazione, sciogliendo il Parlamento e annunciando la costituzione di un comitato direttivo provvisorio che dovrà governare il Paese per 12 mesi in attesa delle elezioni presidenziali. Compaoré ha assicurato che rimarrà in carica solo per il periodo di transizione annunciato dall’esercito. Ma questo annuncio è ormai tardivo, la popolazione è stanca e il tentativo di prolungare il suo mandato è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

BURKINA FASO: disordini e scontri a fuoco contro la revisione della Costituzione

In Burkina Faso questi sono giorni di grande tensione. Le proteste sono esplose dopo l’annuncio di una riforma costituzionale per permettere al presidente Compaoré – salito al potere dopo aver ucciso il fondatore del Burkina Faso Thomas Sankara – di prolungare ulteriormente il suo mandato, dopo 27 anni al potere. Oggi il presidente si è detto disposto a rinunciare al progetto ma in cambio di un «prolungamento» di tre anni del mandato, cosa che ha fatto infuriare ancor più la popolazione. Da qui l’inizio di gravi scontri che hanno portato anche ad un assalto da parte della popolazione del Parlamento.

Stiamo pregando per la pace. Chiediamo a tutte le parti di dare prova di ritegno e di limitare i danni in questo momento particolarmente critico per la nostra nazione”: è l’appello rivolto dal vescovo di Bobo Dioulasso e presidente della Caritas Burkina Faso, monsignor Paul Ouédraogo, contattato dalla MISNA.
Purtroppo le manifestazioni sono degenerate, con violenze e distruzioni. E’ ancora presto per pronunciarsi visto che i disordini non sono terminati. Speriamo che possano finire presto dato che il governo ha annullato l’esame del progetto di legge in parlamento. Anche qui a Bobo Dioulasso prevale una situazione incerta e di massima tensione. Non sono uscito oggi, ma dall’ufficio dove siamo riuniti arriva l’odore dei gas lacrimogeni e la confusione dalla strada” conclude monsignor Ouédraogo.
Con un comunicato diffuso sulla stampa locale, il governo “informa tutte le popolazioni che l’esame del progetto di legge sulla revisione della Costituzione è stato annullato” e invita i cittadini alla “calma”.
Nella sede dell’Assemblea nazionale, presa d’assalto da migliaia di manifestanti, sono stati incendiati gli uffici di alcuni deputati, tra cui il presidente del parlamento, mentre l’emiciclo e altre stanze dell’edificio sono state saccheggiate. Fonti di stampa locale scrivono di “colonne di fumo nero sopra la sede del parlamento”, di “vetri in frantumi” e del rischio che “l’incendio possa espandersi”.
Le forze dell’ordine, che all’inizio avevano cercato di disperdere i manifestanti con gas lacrimogeni, si sarebbero ora ritirate dall’epicentro dei disordini, nel cuore della capitale. Alcuni reparti dell’esercito sarebbero però passati con i manifestanti.
Fonti della MISNA contattate a Ouagadougou, anonime per motivi di sicurezza, riferiscono di aver sentito “più colpi d’arma da fuoco” e di una situazione di “caos totale”. Non è stata ancora ufficialmente confermata la notizia, già rilanciata da alcuni media, di una vittima nelle violenze.

Il Paese, a maggioranza musulmana, ospita una importante base per il contrasto al terrorismo islamista nel Sahel. Il Burkina Faso confina con Mali e Niger, due Paesi molto esposti alle infiltrazioni di gruppi vicini ad Al Qaeda e all’Isis.

Progetto “Perforazione pozzo e costruzione di un conservone d’acqua” [BUF1]

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BURKINA FASO – GOURCIE

La repubblica del Burkina Faso si trova nell’Africa occidentale, è priva di sbocchi sul mare e confina con il Mali, il Niger, il Benin, il Togo, il Ghana e la Costa d’Avorio.
Il paese è prevalentemente pianeggiante ed è attraversato da quattro importanti fiumi: il Comoé, il Volta Bianco, il Volta Nero e il Volta Rosso. Il clima è prevalentemente tropicale con due stagioni distinte: quella delle piogge
e quella secca.
Nel 1895 il Burkina Faso comincia a essere colonizzato dalle truppe francesi che nel decennio successivo devastano le pianure centrali, bruciando le case e massacrando esseri umani e animali. Il paese è chiamato Alto Volta e inserito nella colonia dell’Alto Senegal-Niger. Per decenni l’Alto Volta è utilizzato come riserva di manodopera per i lavori forzati nelle piantagioni della Costa d’Avorio. Riesce finalmente ad ottenere l’indipendenza nel 1960, ma il periodo successivo è caratterizzato da una forte instabilità politica: le prime elezioni sono vinte dall’Unione Democratica Voltenese e nel 1966 c’è il primo colpo di stato organizzato dal capo dell’esercito. Gli anni Settanta si svolgono all’insegna di elezioni più o meno fraudolente e di colpi di stato fino alla salita al potere di Thomas Sankara nel 1982. È il suo governo a cambiare il nome del paese in Burkina Faso, Terra degli uomini onesti, governo che dà avvio a una serie di riforme volte al progresso della nazione. Sankara lotta contro la corruzione, s’impegna per assicurare a tutti cibo, salute e istruzione, forma tribunali popolari di giustizia e istituzioni politiche democratiche e avvia una riforma agraria: diviene così una figura ispiratrice per tutta l’Africa. Viene però ucciso nell’ottobre del 1987 dal suo vice Blaise Compaoré, sostenuto da Francia e Stati Uniti, che instaura un regime militare tuttora vigente. Compaoré annuncia una politica economica aperta all’iniziativa privata e ai capitali stranieri, e di privatizzazioni, in accordo con le direttive delle istituzioni finanziarie internazionali. Nel novembre 2005 Compaoré vince le elezioni presidenziali con più dell’80% dei voti rinnovando ulteriormente il suo mandato.
La popolazione conta più di 60 gruppi etnici, ognuno con le sue particolari caratteristiche sociali e culturali, anche se tutti di origine burkinabé. Il gruppo più importante è quello dei mossi, discendenti della dinastia Moro-Naba. La popolazione è concentrata nella parte centrale e meridionale del paese. A causa del forte tasso di disoccupazione, centinata di migliaia di Burkinabé migrano stagionalmente nei paesi confinanti in cerca di lavoro.
Il 50% della popolazione è di fede islamica, il 40% segue culti e religioni tradizionali mentre il 10% è di fede cristiana. La lingua ufficiale è il francese e ci sono 71 lingue provenienti dal ceppo delle lingue sudanesi, parlate dal 90% della popolazione.

Il contesto
Come tutta la fascia del Sahel, il Burkina Faso subisce un processo di desertificazione, causato dalla siccità e dalle produzioni intensive di colture destinate all’esportazione come il miglio, le arachidi e il cotone. La mancanza di acqua per la popolazione è un problema di estrema gravità nel paese.

Attività e risultati attesi
Il progetto è destinato alle clarisse di Gourcie, una nuova fondazione che proviene dal Ruanda. Le religiose stanno costruendo il monastero che le ospiterà e tra le tante difficoltà cui devono far fronte, c’è proprio quella della mancanza di acqua. A questo proposito hanno deciso di creare un pozzo da cui ricavare l’acqua necessaria ai fabbisogni quotidiani e un conservone per i periodi di siccità.

Obiettivi
L’obiettivo è di permettere il sostentamento delle religiose.

Beneficiari
Le clarisse del monastero.

Sostenibilità
La creazione di un pozzo e di un conservone è un lavoro che richiede l’impegno di manodopera che verrà reclutata a livello locale. Questo porterà del lavoro, molto importante per il sostentamento delle famiglie della zona.

Costi
Dal progetto fatto dai tecnici della loro diocesi risulta il seguente preventivo:
• perforazione pozzo: 4.254,00 euro
• conservone in cemento: 15.725,00 euro
Totale → 19.979,00 euro

NB. Sono stati già versati 10.000,00 euro dalla Parrocchia di S. Lucia di Perugia, raccolti tra i fedeli.
Rimangono 9.979,00 euro per concludere il progetto la cui durata è stimata di un anno.
Referente del progetto è Padre Rino Bartolini.

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